Il 2022, per il vino italiano, è stato un anno dai diversi risvolti: da un lato il generale incremento dei prezzi al consumo ha fatto calare le vendite di vino nel canale off-trade (-2% a valore e -6% a volume rispetto al 2021), dall’altro la ripresa dei consumi fuori casa (+5% rispetto al 2019 e +39% rispetto al 2021) e del turismo (+24 milioni di turisti stranieri in Italia rispetto al 2021) hanno fatto riprendere il nostro export di vino (+10% a valore rispetto al 2021). I primi dati del 2023 mostrano più o meno lo stesso trend.
L’approfondimento di quest‘anno di Nomisma per Valoritalia ha riguardato, oltre al mercato interno, un focus sul Regno Unito: un mercato top per le bollicine italiane (tasso di crescita medio annuo del +19% negli ultimi 10 anni), nonostante gli ultimi dati mostrino un primo quadrimestre 2023 in sofferenza (-8% import di vino a valore da Italia).
Sia per l’Italia che per UK sono state realizzate due indagini dirette rivolte a 1000 consumatori di vino in ciascun mercato. I risultati dell’analisi sul mercato interno sono state poi integrate da una indagine su 135 imprese vitivinicole distribuite su tutto il territorio italiano. Dai risultati della survey sui consumatori si rileva come, seppur in entrambi i mercati i criteri di scelta del vino si concentrino soprattutto su brand, territorio e prezzo, una quota rilevante di consumatori controlla la presenza del marchio di denominazione (62% in Italia e 36% in UK) o di un marchio bio o di sostenibilità ambientale (27% in Italia e 29% in UK) quando acquista vino.
I consumatori inglesi, ma molto di più gli italiani, riconoscono il valore aggiunto delle certificazioni in termini di tracciabilità, rispetto per l’ambiente, sicurezza, ma anche in termini di qualità e caratteristiche organolettiche, percepite come superiori rispetto ai vini non certificati (in media il 63% in Italia e 41% in UK)
Per accrescere diffusione, consapevolezza e interesse verso le certificazioni, è però indispensabile che il consumatore venga informato di più e meglio riguardo le caratteristiche e le garanzie che ciascuna certificazione offre: quasi 8 consumatori di vino su 10 in Italia e 6 su 10 in Regno Unito dichiarano infatti che vorrebbero avere maggiori informazioni sulle certificazioni.
Gli spazi di crescita per il vino certificato italiano sono ampi, e se è vero che 9 su 10 in Italia e 1 su 2 in UK dicono di conoscere il vino biologico, solo una parte saprebbe spiegarne le differenze rispetto al convenzionale e ancora meno sono i consumatori che sanno riconoscere il logo del bio e (ancor meno) del vino sostenibile.
In UK è alta la quota di chi consuma vini stranieri (80% degli users wine) e, di questi, 1 su 3 ha assaggiato i nostri vini, che vengono infatti posizionati al secondo posto – dopo i francesi – tra i vini di maggiore qualità nel percepito del consumatore inglese.
In UK gran parte degli attuali non users di vino italiano non ha ancora mai provato il nostro vino perché non sa bene come riconoscerlo (23%), non lo trova in assortimento (17%) o non ne conosce le caratteristiche distintive (23%).
Le certificazioni sono, dopo il fattore prezzo, la leva più forte per attrarre nuovi consumatori inglesi: complessivamente 1 su 3, tra chi oggi non consuma i nostri vini, li acquisterebbe se fossero certificati sostenibili (18%), DOC/DOCG (15%), bio (12%) o semplicemente basandosi sulla sicurezza garantita dal fatto che sia un vino controllato e validato da un ente di certificazione italiano (17%).