L’Unione Europea ha inserito il rame nella lista dei prodotti ‘candidati alla sostituzione’. Il Regolamento 2018/1981 del 13 dicembre scorso ha rinnovato l’approvazione europea dei composti rameici per 7 anni, mentre in linea generale, per questo tipo di rinnovi, la Commissione Europea ha spesso chiesto 15 anni di tempo prima di bandire un prodotto. Il regolamento ha fissato nel contempo alcune limitazioni, in particolare quella di non distribuire più di 28 kg di rame metallo per ettaro nei sette anni di durata dell’approvazione.
Sul verderame e su altri composti di rame grava il parere negativo dell’EFSA, che ne ha segnalato la tossicità per l’ambiente. Il rame è alla base di molti composti ampiamente utilizzati, quali ossicloruri di rame, idrossido di rame, glutinato di rame. Negli anni, il rame si è distinto per la sua capacità di contrastare diverse malattie, soprattutto di natura fungina. Il rame è utilizzato anche come fertilizzante fogliare e come integratore nell’alimentazione animale. Per l’agricoltura biologica é ritenuto ancora oggi insostituibile.
Cercare alternative al rame, sicure per l’ambiente e nel contempo economicamente sostenibili per gli agricoltori, a questo punto – sostiene un documento emesso dalla CIA Piemonte – diventa indispensabile. Al momento però manca una ricerca pubblica continuativa in quest’ambito, in Europa e in particolare in Italia.
Agrinsieme ritiene che quello utilizzato dall’Unione Europea sia un approccio che non tiene conto delle possibili ricadute della decisione sul delicatissimo mondo della difesa fitosanitaria delle produzioni convenzionali, e soprattutto biologiche e integrate.