Il progetto “Avocado biologico siciliano: superfood per la valorizzazione delle aree ionico-tirreniche”, finanziato nell’ambito della misura 16.2 del PSR – Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie, nasce con l’obiettivo di rafforzare il ruolo dell’avocado come coltura strategica per l’agricoltura siciliana. Coinvolge il Dipartimento Di3A dell’Università di Catania come partner scientifico, insieme a otto aziende agricole e una start-up.
In Sicilia, con circa mille ettari coltivati principalmente sul versante orientale dell’Etna, l’avocado rappresenta oggi la coltura subtropicale di maggiore interesse economico in Italia. Tuttavia, nonostante la crescita del comparto, la produzione regionale riesce a coprire solo il 5% della domanda nazionale. Da qui l’esigenza di innovare e ampliare le superfici coltivabili.
Il progetto mira a valorizzare il potenziale delle aree costiere ionico-tirreniche, in particolare tra Catania e Messina, dove l’avocado ha trovato un habitat ideale fino a 300 metri sul livello del mare. Il clima temperato e piovoso, favorito dalla presenza dell’Etna che funge da barriera naturale ai venti freddi, consente condizioni ottimali per la coltivazione.
Le aziende coinvolte coltivano prevalentemente la varietà Hass, con una presenza inferiore al 10% delle cultivar Fuerte e Bacon. Il calendario di commercializzazione attuale va da novembre a marzo. Per soddisfare le esigenze della grande distribuzione e garantire una fornitura più estesa nel tempo, il progetto prevede anche la valutazione di nuove cultivar di pregio. Tra queste, la Zutano (precoce), e le tardive Orotawa, Pinkerton, Lamb Hass e Reed, che consentirebbero di allungare il periodo di disponibilità e valorizzare la biodiversità.
Secondo le stime, le fasce costiere ionica e tirrenica della Sicilia potrebbero offrire fino a 5.000 ettari coltivabili. Un potenziale importante, che il solo mercato italiano potrebbe assorbire interamente sulla base dei consumi attuali.
La Redazione