“Buoni artigiani dell’ambiente”, in un terreno di origine vulcanica, in Alto Piemonte. La storia di quest’azienda presenta questi elementi caratteristici. I protagonisti dei primi capitoli di questa storia? Una coppia, Guido e Cristiana Sertorio, che decide, nel 1980, di ricominciare a produrre una denominazione, la DOC Boca, in un periodo in cui i vigneti non esistevano nemmeno più in quella zona. Una scelta tanto coraggiosa quanto efficace. Al punto da convincere Luigi Veronelli che, nel 1987, apprezzò questo vino e la sua riscoperta permessa da quest’azienda.
Podere ai Valloni è stata la prima azienda ad essere registrata come produttrice di Boca DOC. Oggi è Anna Sertorio, assieme al marito a gestire l’azienda, e dal 2011 coltiva i propri vigneti secondo i dettami del biologico.
– Il racconto della storia dell’azienda: quando è nata e per iniziativa di chi? Come è “cresciuta”?
Podere ai Valloni è stata la prima azienda ad essere registrata come produttrice di Boca DOC. La storica Ca’ Finazzi, infatti, ha iniziato a produrre il Boca nel XVIII secolo. La DOC Boca è nata nel 1969 ma, sfortunatamente, dopo pochi anni i vigneti scomparvero dalla maggior parte delle colline della zona. Nel 1980, Guido e Cristiana Sertorio acquisirono l’azienda vinicola e ricominciarono a produrre il Boca DOC. Luigi Veronelli parlò per primo del nostro vino nel 1987, esaltandone le qualità nella sua rivista EV, molto compiaciuto della inaspettata rinascita di questo vino d’eccellenza.
– Qual è l’identità di Podere ai Valloni?
Fin dall’inizio, Podere ai Valloni non è stato solo un’azienda vinicola, ma un ‘vigneto-giardino’ coltivato con il massimo rispetto per l’ambiente circostante. Dal 2011 pratichiamo l’agricoltura biologica e nel 2014 abbiamo ottenuto la certificazione da parte dell’Istituto ICEA. Oggi, mio marito Andrea ed io, con i nostri collaboratori, portiamo avanti il sogno dei fondatori: coltivare al meglio un bellissimo vigneto e produrre vini eccellenti.
– Cosa è possibile trovare nei vostri vini?
La più importante caratteristica che contraddistingue i vini di Boca è la conformazione del terreno: qui, 300 milioni di anni fa, c’era il gigantesco Supervulcano della Valsesia, l’area è ora inserita all’interno del Sesia Val Grande geopark, sito UNESCO, che è la ragion per cui i nostri terreni sono costituiti da rocce vulcaniche, risalenti al periodo del Permiano. Le viti che crescono su questi suoli danno vini strutturati e particolarmente minerali, con un’acidità tipica che dona loro lunga vita in bottiglia. Per questo motivo, il Nebbiolo prodotto a Boca è completamente diverso dagli altri vini dell’Alto Piemonte.
– Perché avete scelto di essere anche bio?
Tutta la nostra filosofia è sempre stata improntata al rispetto dell’ambiente in cui siamo inseriti. Abbiamo sempre praticato la lotta integrata e appena ci è stato possibile abbiamo completato la conversione di tutto il vigneto al biologico. La scelta è dettata dal senso di responsabilità che coltiviamo nei confronti dei consumatori e delle generazioni future, che meritano di godere di prodotti eccellenti rispettosi della natura e della salute.
– Come realizzate nel concreto questa filosofia?
Produrre vini bio non significa solamente utilizzare prodotti bio nel vigneto, ma attuare una visione di rispetto complessivo per le piante, non chiedendo loro di produrre più di quello che è giusto, senza forzarne la produttività o i cicli vegetativi con concimazioni o forzature e consentendo loro vivere in una situazione di equilibrio e di difendersi dalla avversità in buona parte con le proprie forze. Ne risultano piante resistenti, reattive e con una produzione di grande qualità, priva di pesticidi. Il nostro vigneto è pieno di vita, i suoli sono ricchi di microorganismi benefici, cui le normali pratiche di agricoltura convenzionale non consentirebbero di sussistere.
– Qual è il vino maggiormente rappresentativo della vostra azienda?
Il Boca Vigna Cristiana è prodotto con il 70% di Nebbiolo, il 20% di Vespolina e il 10% di Bonarda novarese. Effettuiamo la vendemmia a mano alla metà di ottobre; in seguito le uve vengono diraspate e vinificate con una macerazione di 15/20 giorni. Terminata la fermentazione, separiamo le bucce dal mosto e, a questo punto, il vino è pronto per invecchiare in botte. Per il Boca DOC utilizziamo solamente botti di rovere da 2500 litri e protraiamo l’affinamento in legno fino a 36 mesi, per poi lasciare riposare il vino ancora qualche anno in bottiglia e proporlo ai consumatori quando abbia avuto il tempo di esprimere tutte le potenzialità legate al terroir unico in cui nasce.
– Progetti per il futuro? Cosa vi augurate?
Proseguire sulla strada intrapresa, promuovendo attraverso visite in cantina ed eventi la sensibilità dei consumatori verso i temi del rispetto e della cura dell’ambiente naturale, umano e sociale.
Stefania Tessari