Più incerto il futuro di un’Europa che taglia l’agricoltura

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L’agricoltura come rifugio da una crisi economica particolarmente lunga e dura in Europa, l’agricoltura come speranza di un futuro migliore per l’ambiente e per la vita umana. Eppure questa Europa politica miope, auto-referenziale, incapace di dettarsi un’agenda importante in questo mondo che cambia, un’Europa di tecnocrati, di funzionari, di progetti di carta che non impattano nella vita reale degli europei per migliorarla, si prepara in questi giorni di fine novembre a compiere una gesto privo di prospettiva, il taglio della spesa agricola e in particolare di quelle misure di sviluppo rurale che danno un senso, e certamente un sostegno, alla nuova agricoltura, che rispetta e valorizza l’ambiente, che richiama i giovani a un rinnovato impegno verso il lavoro e la vita in campagna.

Il 22 e 23 novembre il vertice straordinario dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea è chiamato ad assumere decisioni in merito al bilancio europeo 2014-2020, partendo dalla proposta avanzata dal presidente del Consiglio europeo Van Rompuy di tagliare il budget della PAC in modo pesante ( – 9% per lo sviluppo rurale).

A ragione il presidente di AIAB Alessandro Triantafyllidis ha detto che ‘non è abbassando il budget previsto per la PAC che si combatte la crisi economica. Il settore agricolo va invece sostenuto accompagnando il trend di ripresa occupazionale’. Si è agitato il ministro Catania, il governo si sta facendo sentire a Bruxelles.

Ma non basta. I governi mediterranei, in particolare, dovrebbero stabilire particolari convergenze in agricoltura per far sentire la voce di un settore che in quest’area può ancora avere un valore economico e culturale straordinario.

E invece i Paesi più in crisi, quelli dell’Europa mediterranea, che dall’agricoltura si possono aspettare molto, marciano divisi, aspettandosi da Bruxelles l’uno di ricevere qualche briciolina in più dell’altro.

Antonio Felice

editor@greenplanet.net 



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