Il sistema cooperativo si ritaglia un ruolo importante nel mondo biologico. Più di una cooperativa su quattro delle 4.300 aderenti ad Alleanza Cooperative Agroalimentare produce biologico, totalizzando un giro d’affari di 2,8 miliardi di euro che rappresenta oltre il 30% del valore complessivo del mercato biologico (vedi news). Su questa realtà biologica di importante e crescente dimensione, Alleanza Cooperative ha deciso di accendere i fari con una analisi più approfondita del comparto bio cooperativo, “anche perché ci siamo resi conto che mancavano dati approfonditi e strutturali”, dice a GreenPlanet il presidente di Alleanza Cooperative Fedagripesca, Carlo Piccinini, spiegando che proprio per questo motivo l’Alleanza ha deciso di siglare un protocollo di intesa con ISMEA che, sottolinea Piccinini, “servirà a monitorare meglio questo importante settore e organizzare anche eventi ed attività di comunicazione relative ai dati e alle analisi realizzate”.
Il protocollo è stato presentato da Alleanza Cooperative Agroalimentare nel corso della serata “ A tavola con il biologico”, che il gigante cooperativo ha voluto organizzare proprio per ritagliare un momento di approfondimento sulle coop bio. GreenPlanet ha intervistato il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentare, Carlo Piccinini, sul peso del biologico all’interno del sistema cooperativo e sulle ricette per sostenere un settore che, al pari dei prodotti convenzionali, soffre del calo generalizzato dei consumi di ortofrutta.
– Presidente, il biologico è un player importante all’interno di Alleanza Cooperative Agroalimentare?
“Assolutamente sì, quando si parla di biologico si pensa solo a piccole aziende e invece, è vero, queste piccole aziende esistono, sono le nostre socie e proprio perché sono micro si sono messe in filiera all’interno di cooperative per portare i loro prodotti in mercati più ampi. In questo momento la cooperazione è una parte importante del mondo biologico”.
– I consumi di ortofrutta sono in calo ma delle vostre indagini sembra che il sentiment delle imprese bio sia positivo. Secondo il 30% delle cooperative biologiche interpellate, la domanda di prodotti bio tenderà ad aumentare rispetto allo scorso anno.
“Indubbiamente il mercato interno è depresso nel consumo ortofrutticolo e questo riguarda anche il biologico. Siamo però ottimisti, perché all’estero c’è un trend sul bio fortemente positivo che tira le esportazioni e lascia ben sperare”.
– In Italia cosa fare per sostenere il settore biologico?
“Bisogna fare promozione, far capire esattamente cosa significa l’ortofrutta biologica, cosa che gli addetti ai lavori sanno ma il largo pubblico no. E poi, parlando del settore ortofrutticolo in generale, mi piacerebbe molto che quando stampa e media parlano di inflazione non si parli solo di ortofrutta, se vediamo la televisione sembra infatti che crescano solo i prezzi delle zucchine! Quindi, già è un momento difficile perché la gente ha meno soldi in tasca, e la massaia che vede la televisione magari è scoraggiata dall’andare a comprare zucchine o altra ortofrutta”.
– Il fatturato delle Cooperative che commercializzano biologico, secondo l’analisi ISMEA presentata alla vostra iniziativa “A tavola con il biologico”, è cresciuto negli ultimi tre anni ma sono aumentati anche i costi affrontati dalle cooperative, che nel caso dell’ortofrutta, hanno superato i 5 miliardi nel 2021.
“Il dato relativo all’incremento dei costi sicuramente appare significativo, tuttavia si tratta di un dato che occorre leggere con attenzione poiché è una voce in cui incidono, assieme agli aumenti dei fattori di produzione, anche la valorizzazione dei prodotti conferiti dai propri soci”.
Cristina Latessa