C’erano anche molte big della cooperazione ortofrutticola all’evento “A cena con il biologico cooperativo-il gusto del biologico dal campo alla tavola” organizzato a Roma da Alleanza delle Cooperative Agroalimentare per sottolineare l’importanza di numeri e fatturato del comparto biologico cooperativo.
All’indomani del tavolo sul biologico organizzato al Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, abbiamo chiesto ai rappresentanti di tre grandi cooperative come Apofruit, Brio e Fruttagel cosa serve innanzitutto al settore biologico per rilanciarsi un un contesto di consumi in frenata e se c’è la sensazione che il biologico riceva sufficiente riscontro da parte delle istituzioni. Vediamo come hanno risposto a queste due domande Paolo Pari, direttore marketing di Canova – Almaverde Bio, società specializzata in bio della Coop Aprofruit, Andrea Bertoldi, direttore affari generali Brio e Paolo Cristofori, direttore operativo Fruttagel.
Paolo Pari (Canova): “Il biologico non può restare una riserva indiana”
“A sostegno del bio bisogna mettere in campo tutte quelle operazioni che servono per creare innovazione e servizio al consumatore, il biologico non può restare la riserva indiana, deve diventare un elemento centrale della valorizzazione del prodotto, quindi ha bisogno di ricerca e sperimentazione, di ricerca varietale e dotarsi di strumenti per dare risposte nel senso di una produzione moderna sempre nell’ambito del sistema produttivo del biologico che è quello della sostenibilità e agroecologia. Servirebbero anche tutta una serie di servizi per far arrivare il prodotto sul mercato nel modo più efficace possibile”.
Sulla domanda riferita all’interesse delle istituzioni per il settore, “dopo tanti anni è stata approvata la legge sull’agricoltura biologica e adesso speriamo che questa sensibilità del legislatore possa concretizzarsi nella messa a punto dei decreti attuativi della legge. Poi bisogna vedere come si definisce il sostegno agli operatori del biologico nell’ambito della nuova PAC. Ci aspettiamo queste cose perché il settore deve crescere, come vuole del resto la UE, ed è quindi chiaro che il settore deve giovarsi degli opportuni strumenti legislativi per crescere”.
Andrea Bertoldi (Brio): “Sostenere e far ripartire la domanda del bio”
“Secondo noi il problema importante in questo momento è soprattutto la necessità di sostenere la domanda, perché la domanda si è fermata, e non solo in Italia, alla luce del contesto geopolitico che viviamo e quindi sono sicuramente importanti le campagne di comunicazione per spiegare al consumatore l’importanza del prodotto bio per la salute e l’ambiente. Va detto che c’è anche sempre più spesso confusione con prodotti genericamente sostenibili. Va meglio comunicato che il biologico è l’unico che ha una legge, un marchio ben distinguibile, e che dietro alle certificazioni c’è un controllo serio e definito del prodotto. Sarebbe anche importante riuscire a inserire il biologico nelle mense del sistema sanitario, ci sarebbe un bacino importante di consumo del quale si può giovare”.
“Per quanto riguarda l’interesse delle Istituzioni, l’anno scorso, dopo decenni, abbiamo finalmente avuto l‘approvazione della legge sul bio che è una cosa importante per il settore, così come la comunità europea ha definito obiettivi produttivi importanti per lo sviluppo del bio. Nell’ultimo periodo il consumatore è preoccupato e sta mettendo in secondo piano il biologico, e in questo contesto anche le istituzioni mi sembra mettano un po’ in secondo piano il bio, pensano magari più a temi come l’approvvigionamento e la sovranità alimentare. Comunque è stata fatta la legge, è stato costituto un tavolo per il bio al ministero, mi sembra in definitiva che il contesto generale rimanga favorevole”.
Paolo Cristofori (Fruttagel): “Più controlli sul bio”
“A sostegno del settore va messa in campo una maggiore conoscenza e una maggiore applicazione dei controlli che ci sono, in modo tale da evitare che che chi vuole approfittarsene possa approfittarsene, cosa che purtroppo accade. Per aumentare i consumi, bisognerebbe investire sulla comunicazione, sulle differenze vere che ci sono tra colture biologiche rispetto a quelle convenzionali o a lotta integrata, questo per far conoscere al consumatore che biologico è natura non solo per sé stesso ma anche nei confronti dell’ambiente. Tutto ciò si ripercuote anche sul tema del benessere alimentare che il biologico si porta dietro in termini di storia e cultura, rappresenta infatti il punto più alto del benessere alimentare”.
“Il modo per riuscire a ottenere una maggiore considerazione da parte delle Istituzioni pubbliche è quello, da un alto, di rendere più evidenti e snelle le normative e le disposizioni che ci sono nel bio, dall’altro, di mettere in atto una serie di controlli nei confronti delle aziende per evitare che ci siano sacche di fraudolenze”.
Cristina Latessa
Il Corriere Ortofrutticolo