Orate, branzini, anguille, ma anche boseghe, mecciati, cefali, latterini, gamberi e govi: tutti allevati nelle acque vallive del Parco del Delta del Po, nel pieno rispetto dell’ambiente e della sicurezza alimentare. A tal punto da potersi fregiare, primo caso in Italia, del marchio di certificazione bio, rilasciato dall’organismo di controllo CCPB di Bologna che si aggiunge a quello Qualità controllata della Regione Emilia-Romagna, certificato dalla stessa società.
‘Questo prodotto può rappresentare un’alternativa di elevata qualità a un pescato che come sappiamo è in calo, rianimando un mercato ittico in difficoltà e compensando almeno in parte la nostra dipendenza dall’estero.
La domanda di prodotti bio è in costante crescita e il pesce di Valle può inserirsi in questo trend positivo, valorizzando ulteriormente un territorio di pregio quale il Delta del Po’, ha spiegato a Bologna l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni presentando l’iniziativa.
Il pesce di Valle è un prodotto allevato con tecniche totalmente naturali, senza ricorso ai mangimi artificiali (i pesci si nutrono esclusivamente di quanto naturalmente presente nell’ambiente acquatico) e l’utilizzo di medicinali (a vantaggio di una crescita nel pieno rispetto dei ritmi naturali e del benessere animale). A tutto ciò si unisce il controllo rigoroso della qualità delle acque, reso possibile da un articolato sistema di arginature, in un ambiente, quello delle Valli del Parco del Delta, di particolare pregio naturale.
La prima produzione messa in commercio, alla fine di questo inverno, è stata quella di Valle Smarlacca nel comune di Ravenna, al momento l’unica azienda ad aver ottenuto la certificazione bio. ‘Il nostro obiettivo – ha spiegato il titolare Giovanni Salami – è offrire ai consumatori un prodotto totalmente tracciabile, affiancando alle specie più pregiate, anche specie minori poco conosciute al pubblico ma con un ottimo rapporto qualità/prezzo’.
A Valle Smarlacca sono in procinto di aggiungersi i produttori delle altre Valli tra il Ravennate e il Ferrarese: Valle Bertuzzi e Cantone nel comune di Comacchio, Valle Lavadena, Valle Ussarola e Pastorina, Valli Scorticata e Scirocca, Valle San Clemente, tutte nel comune di Ravenna, per una superficie complessiva di 3 mila 900 ettari e una produzione che, a regime, potrà raggiungere complessivamente 8-10 mila quintali.
La vallicoltura, ovvero l’allevamento estensivo di pesce nelle lagune salmastre, è una pratica tradizionale del Nord Italia, esclusiva di fatto delle regioni Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia. Solo in questo limitato territorio infatti, e grazie alle esperienze acquisite dagli operatori del settore e tramandate per generazioni, si verificano le condizioni per produrre pesce in un ambiente naturale protetto.
Gli avannotti delle diverse specie, di cui viene certificata la provenienza, vengono introdotti in piccoli bacini assolutamente privi di altre presenze, dove sostano per 30-60 giorni. Dopo questa ambientazione preventiva, vengono immessi, per mezzo di chiaviche di cui i bacini sono dotati, nel bacino vallivo nel quale restano fino al raggiungimento della taglia commerciale, con densità non superiori a kg. 0,05 per metro cubo d’acqua.
Dal dopoguerra a oggi ciò che è cambiato riguarda essenzialmente il miglioramento delle strutture e degli impianti. In particolare: la regimazione delle acque; gli impianti di ossigenazione e di ricambio, fondamentali per mantenere condizioni ambientali ottimali anche in estate con le elevate temperature; l’utilizzo nella stagione invernale di vasche di ‘sverno’ coperte da serre e dotate di impianti di adduzione di acqua calda proveniente da pozzi artesiani, che garantiscono temperature di 7- 8°C, sufficienti per la sopravvivenza del pesce; idonee vasche di stoccaggio del pesce pronto per la commercializzazione, oltre a locali di confezionamento ed etichettatura.