Obiettivo 25% di terreno bio nella UE. IFOAM Europe: Ecco come arrivarci

Edoardo Cuoco - IFOAM

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Il 25% di terreno coltivato in biologico nell’UE entro il 2030 è un obiettivo raggiungibile?
“Ambizioso ma raggiungibile con le giuste strategie ovvero stimolando la domanda complessiva, aumentando la produzione e migliorando la ricerca e l’innovazione, sviluppando e rafforzando le competenze”.
Ha risposto così Eduardo Cuoco (nella foto), direttore di IFOAM Europe, intervenendo in diretta da Bruxelles lo scorso 5 novembre all’incontro online sulla strategia europea From Farm to Fork, incontro dedicato all’impatto della F2F sul biologico, promosso dalla rivista Corriere Ortofrutticolo del nostro gruppo editoriale, da AREFLH (l’Associazione delle Regione ortofrutticole d’Europa), da SGMarketing e da Fondazione FICO.

Nel corso del suo intervento, il direttore di IFOAM Europe, che conta 210 associati in 34 Paesi europei, ha risposto in modo analitico alla domanda iniziale. Su come stimolare la domanda complessiva, ha affermato che è necessario internalizzare i costi sociali: la strategia Farm to Fork afferma che “la proposta della Commissione sulle aliquote IVA potrebbe consentire agli Stati membri di fare un uso più mirato delle aliquote, ad esempio sostenendo frutta e verdura biologica”.

La Commissione dovrebbe offrire orientamenti agli Stati membri su come integrare le considerazioni ambientali nelle politiche fiscali e di concorrenza, con esempi di migliori pratiche come le tasse sui pesticidi. Inoltre – ha affermato Cuoco – si rende necessario l’approvvigionamento alimentare obbligatorio, progressivo e sostenibile in tutte le scuole, asili nido e altre mense pubbliche dell’UE con almeno il 20% di prodotti provenienti dall’agricoltura biologica entro il 2022; questa percentuale aumenterebbe anno dopo anno, coinvolgendo le autorità regionali e locali. Andrebbero adeguati i finanziamenti dell’UE per i programmi di latte e frutta nelle scuole in modo che gli Stati membri ricevano un finanziamento congiunto superiore del 20% dall’UE per i programmi biologici. I programmi scolastici dovrebbero includere lezioni sulla produzione e il consumo di cibo, sui cambiamenti climatici, eccetera. L’UE dovrebbe aumentare il budget a sostegno di politiche di promozione del bio e promuovere ulteriormente l’esportazione di prodotti biologici dell’UE.

Chiusa così l’analisi delle misure necessarie a stimolare la domanda, il direttore di IFOAM ha affrontato il tema dell’incremento della produzione. Primo punto: rendere obbligatorio per gli Stati membri – per l’approvazione dei loro piani strategici della PAC – di definire un obiettivo nazionale sull’agricoltura biologica impegnandoli a preparare un Piano d’azione biologico nazionale. Andrebbe previsto parallelamente un budget adeguato per la conversione ed il mantenimento dell’agricoltura biologica a livello nazionale. I controlli di conversione nell’ambito della PAC dovrebbero essere gratuiti. Secondo punto: sul fronte dei produttori, la registrazione delle sostanze naturali per la protezione delle piante adatte al biologico andrebbe adattata e andrebbero resi disponibili più strumenti per gli agricoltori biologici. Andrebbe garantito il rafforzamento delle organizzazioni di produttori regionali  in modo che abbiano la capacità organizzativa per rispondere alle gare e alle esigenze del mercato.

Terzo punto: l’incremento delle produzioni biologiche va di pari passo anche con un forte sviluppo del mercato non governativo, che consente partnership con leader di vendita al dettaglio e servizi di ristorazione e un forte impegno di sensibilizzazione dei consumatori. Inoltre è necessario sviluppare bio-distretti, CSA e filiere corte, insieme al supporto delle autorità locali e regionali.

Nell’ambito di ricerca, innovazione e sviluppo – ha sempre sostenuto il direttore di IFOAM Europe – servono: 1. un budget dedicato per garantire la disponibilità e la preparazione di consulenti biologici (nei programmi AKIS e RD); 2. risorse dedicate per la R&I per l’agricoltura biologica e gli approcci agro-ecologici, sia nei programmi nazionali di ricerca e innovazione (R&I) che nel quadro europeo; 3. un budget adeguato per la ricerca e l’innovazione in soluzioni biologiche applicabili a tutti i sistemi agricoli e alimentari.
Per migliorare il benessere degli animali, è necessario istituire programmi di allevamento per la produzione di bestiame biologico per animali più robusti e resistenti al clima che richiedono mangimi proteici di qualità inferiore.

Tutte queste azioni dovrebbero essere specifiche, ambiziose e con una tempistica definita nell’ambito, in particolare, dei piani d’azione nazionali e regionali e del nuovo piano d’azione dell’UE (nella sua revisione intermedia). E non basta: vanno nettamente migliorate le procedure, riducendo i tempi che rendono applicabili i provvedimenti approvati.

Un libro dei sogni? IFOAM ci prova. L’intera catena alimentare biologica che rappresenta – ha assicurato Eduardo Cuoco – è impegnata su questi obiettivi. (a.f.)

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