Pedon: I consumi stanno virando dai prodotti di base a quelli a maggior contenuto di servizi

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Pedon sta raccogliendo buoni risultati con la sua gamma di prodotti a base di legumi e cereali biologici. “Stiamo beneficiando – afferma Paolo Pedon, export manager dell’azienda – della transizione del consumo dai prodotti di base verso quelli a maggior contenuto di servizio. Per noi ha fatto scuola il mercato statunitense, che ha sempre chiesto prodotti evoluti. Da noi in Italia in cambiamento è scattato soprattutto dopo il Covid, anche grazie a una proposta di elevato profilo qualitativo”.

Il biologico rappresenta all’incirca il 30% del fatturato dell’azienda vicentina. “Lo scorso anno – racconta – su 110 milioni di fatturato globale, 30 sono arrivati dal bio. Negli Stati Uniti la quota del biologico sul totale del fatturato è altissima, ben l’80%. Siamo tra i più grossi player europei, anche nell’ambito delle paste speciali gluten free, una gamma che esiste solo nella versione biologica. È più bassa l’incidenza nella categoria dei ready meals, perché si tratta di referenze nuove e nel ciclo
di vita dei prodotti, la versione bio viene lanciata quando il corrispondente convenzionale si è consolidato e ha dimostrato di avere successo”.

I prodotti bio Pedon si collocano nella fascia alta del mercato e vantano certificazioni ulteriori, come quella tedesca Naturland, quella vegan, del senza glutine o la ROC che identifica i prodotti da agricoltura rigenerativa, molto richiesta nel mercato USA. Abbiamo anche esplorato l’area del Fair trade. “Si tratta di nicchie all’interno del biologico – prosegue Pedon – ma noi cerchiamo clienti che facciano volumi anche in queste nicchie, seguendo i trend del momento. D’altronde oltre agli USA, noi esportiamo in Scandinavia, Germania e Olanda, tutti mercati in cui le segmentazioni nel biologico sono sempre esistite. Abbiamo scelto di concentrarci solo su pochi mercati esteri ed è una strategia che paga, perché ci permette di concentrare sforzi ed energie”.

Pedon è presente all’estero solo con la marca del distributore o come co-packer per altri marchi industriali. “Siamo riconosciuti come specialisti per le Private Label – afferma Pedon – e prima che facessimo questa scelta così radicale, quando entravamo su un mercato con un nuovo prodotto a marchio Pedon, appena la nuova referenza consolidava le proprie quote ci veniva chiesto di proporlo con il marchio dell’insegna, vanificando gli investimenti fatti nel lancio, nella distribuzione,
nel packaging. Quindi abbiamo optato per concentrarci sulla mdd all’estero, mentre sul mercato italiano siamo presenti anche con il nostro marchio”.

Ma non è tutto rose e fiori. Pedon lamenta la crescita dei costi, soprattutto quelli legati ai controlli. “Bisogna trovare una soluzione per renderli più gestibili – chiede –. In Europa rappresentano un appesantimento di burocrazia che ricade anche sui nostri fornitori. Alcuni operatori internazionali, per esempio un produttore peruviano di quinoa, potrebbero addirittura scegliere di non servire più l’industria europea, concentrandosi verso mercati di più semplice gestione, qualora succese qualcosa del genere, il mercato del bio europeo ne risulterebbe impoverito. A questo tema è legato quello della pianificazione della produzione che deve essere fatta fin dal campo con grande anticipo. I nostri clienti della distribuzione faticano a comprenderlo”.

Elena Consonni

Notizie da GreenPlanet

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