Osservatorio SANA. Crescono i consumi fuori casa e l’export di bio

rivoluzione bio

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Continua la crescita del biologico italiano, almeno se si osservano i dati su superfici agricole, operatori ed export. Meno confortanti le performance del mercato interno, nonostante la crescita dei consumi fuori casa (ristorazione commerciale e collettiva segnano un +18% sul 2022) e la ripresa a valore dei consumi domestici (+7% rispetto all’anno precedente), certamente spinta dalle dinamiche inflattive data la flessione riportata a volume in distribuzione moderna.

È questa in somma sintesi l’analisi che Nomisma ha presentato in occasione di Rivoluzione Bio 2023, gli Stati generali del biologico, organizzati in collaborazione con FederBio e AssoBio, che propone il monitoraggio dei numeri chiave della filiera biologica.

IL MERCATO INTERNO

L’Italia, con oltre 2,3 milioni di ettari e la più alta percentuale di superfici bio sul totale (19% contro una media europea ferma al 12%), è ormai vicina target del 25% di superfici investite a bio, previsto dalla Strategia Farm to Fork per il 2030.

Nel 2022 le vendite alimentari bio nel mercato interno (consumi domestici e consumi fuori casa) hanno superato i 5 miliardi di euro e rappresentano il 4% delle vendite al dettaglio biologiche mondiali. A trainare la crescita del mercato anche per quest’anno sono i consumi fuori casa che sfiorano 1,3 miliardi di euro, segnando una crescita del +18% rispetto al 2022, che è però legata più al balzo in avanti dei prezzi che all’aumentare delle occasioni di consumo. Fondamentale è la ripresa dei consumi domestici che, dopo la leggera flessione dello scorso anno (-0,8% a valore rispetto al 2021), registrano una variazione del +7%. Anche in questo caso la crescita è da collegare soprattutto alla spinta inflazionistica dell’ultimo anno, confermata dal calo dei volumi in Grande Distribuzione, pari a un -3% di confezioni di prodotti bio vendute rispetto allo stesso periodo del 2022.

La Distribuzione Moderna rimane il primo canale per gli acquisti di biologico degli italiani, pesando per il 58% del totale delle vendite legate ai consumi domestici degli italiani. Nel 2023 le vendite di biologico nel canale si attestano a 2,4 miliardi di euro (+8% rispetto al 2022).

Iper e supermercati sono il canale che veicola la maggior parte delle vendite bio: superano 1,5 miliardi di euro a luglio 2023, segnando un +4% rispetto allo scorso anno. Al secondo posto per dimensioni i Discount, con vendite di biologico pari a 319 milioni di euro, in crescita del +12% rispetto all’anno precedente. Al terzo posto, invece, i Liberi Servizi con vendite per 163 milioni (+2%).

LA CONSUMER BASE DEL BIOLOGICO

I risultati della consumer survey Nomisma su 1.000 responsabili degli acquisti alimentari italiani hanno mostrato come la consumer base di prodotti bio sia rimasta costante rispetto allo scorso anno: 89% della popolazione 18-65 anni ha acquistato consapevolmente almeno un prodotto alimentare bio nell’ultimo anno. Chi acquista bio sceglie principalmente in base all’origine: il 2% seleziona prodotti bio 100% italiani, un ulteriore 17% quelli di origine locale/km 0 e l’11% cerca l’ulteriore presenza del marchio DOP/IGP. Anche la marca gioca da sempre un ruolo fondamentale nella scelta dei prodotti bio da mettere nel carrello, i dati mostrano che l’8% dei consumatori preferisce la marca industriale e il 7% la marca del supermercato.

Ma perché il consumatore acquista prodotti bio? Innanzitutto perché li ritiene più sicuri per la salute rispetto a un prodotto convenzionale (27%), ma anche perché sono sostenibili: il 23% li ritiene più rispettosi dell’ambiente, il 10% del benessere animale e un ulteriore 10% fa riferimento alla sostenibilità sociale e intende sostenere i piccoli produttori.

“L’interesse del consumatore per il biologico è confermato, ma l’attuale contesto economico, i consumi in forte revisione per lo scenario inflattivo e gli stili di vita e alimentari in continuo mutamento – ha commentato Silvia Zucconi, Chief Operating Officer NOMISMA – rappresentano fattori di condizionamento del mercato, dove la crescita a valore è confermata ma a fronte però di un rallentamento dei volumi venduti. Fondamentale dunque promuovere efficaci azioni di informazione verso i consumatori con l’obiettivo di rafforzare conoscenze e consapevolezza sui valori del biologico e sulle garanzie sottostanti la certificazione.”

Gli italiani mostrano di avere le idee molto chiare sulle indicazioni che vorrebbero ricevere: il 55% chiede ulteriori dettagli sulla distintività del biologico rispetto al convenzionale, il 54% vuole saperne di più sui benefici apportati dal bio a dieta e salute e la stessa percentuale ricerca maggiori informazioni sulla tracciabilità dei prodotti bio. Un ulteriore punto fermo per mantenere il posizionamento del bio sul mercato interno ed estero, è la garanzia della provenienza italiana delle materie prime. Per 2 italiani su 3 è importante trovare prodotti alimentari (cibo e bevande) biologici con materie prime 100% Made in Italy.

L’EXPORT

“L’Italia si conferma top exporter di prodotti agroalimentari bio in Europa. Qualità dei prodotti, apprezzamento dei consumatori per il Made in Italy e sistema di tracciabilità garantito dal marchio bio – ha dichiarato Evita Gandini, Head of Market Insight NOMISMA – sono stati i principali fattori di successo secondo le nostre imprese.”

La performance dell’export di prodotti agroalimentari italiani bio, che raggiunge i 3,6 miliardi di euro nel 2023, segna una crescita del +8% rispetto all’anno precedente. Nonostante si registri una crescita più contenuta rispetto allo scorso anno, comunque in linea con l’export agroalimentare nel complesso, il riconoscimento per il bio Made in Italy sui mercati internazionali risulta rafforzato dall’evoluzione di lungo periodo (+189% rispetto al 2013) e dal crescente ruolo del bio sul paniere dei prodotti Made in Italy esportati (il peso nel 2023 ha raggiunto oggi il 6% a fronte del 4% registrato dieci anni fa).

La gran parte delle esportazioni bio (81% del totale) riguarda i prodotti agroalimentari, per un valore di 2,9 miliardi di euro nel 2023. Il vino pesa per il restante 19% dell’export bio, in termini assoluti sono 626 milioni di euro di vino bio Made in Italy venduto sui mercati internazionali. Le principali destinazioni in Europa per food italiano BIO siano la Germania (indicata nel complesso dal 69% delle aziende) e a seguire Francia (53%) e Benelux (39%). Per il vino a guidare è ancora il mercato tedesco (66%), seguito dai Paesi Scandinavi e dal Benelux (entrambi segnalati dal 52% come principali Paesi di destinazione). Al di fuori dei confini comunitari la fanno da padrone Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito.

Le previsioni per il futuro sull’export bio italiano sono positive nonostante un contesto fortemente condizionato da scenario inflattivo, emergenze energetiche e climatiche. Per gran parte delle aziende (il 74%) infatti l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia sono state le principali criticità da affrontare negli ultimi 6-12 mesi, seguite dalla riduzione della domanda di prodotti bio (riscontrata da un terzo delle aziende), ma le previsioni per il futuro sull’export bio italiano sono positive.

“L’intera filiera necessita di sostegno in questo momento di grande criticità che vede un aumento vertiginoso dei costi dell’energia e delle materie prime. In tale contesto resta fondamentale la collaborazione fra ICE Agenzia, FederBio e Nomisma attraverso la piattaforma ITA.Bio a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese bio italiane” ha concluso Gandini.

Fonte: Ufficio Stampa SANA – Nomisma

 

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