Opposizione alle trivellazioni della Shell nello Ionio

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E’ definita ‘una battaglia di civiltà’ quella che vede insieme organizzazioni e cittadini a difesa delle bellezze del mar Ionio, per il rilancio di un’agricoltura di qualità e del turismo sostenibile, contro le trivelle delle compagnie petrolifere. Una battaglia che vede unite le realtà di Basilicata, Calabria e Puglia contro il progetto della Shell che, pur riguardando le coste lucane, ha evidenti ripercussioni sull’intero golfo ionico.

Ecco perché Legambiente Calabria ha fatto avere il suo sostegno alla vertenza e alla manifestazione di Policoro mettendosi al fianco di cittadini, di decine di sindaci, agli ambientalisti, alle associazioni e al comitato ‘No Triv Ionio’, in particolare ai primi cittadini di Amendolara e Rocca Imperiale, i comuni del Cosentino più esposti.

Il disco verde del governo alle estrazioni e il tentativo di accentrare la competenza in materia di energia ha scatenato la reazione delle istituzioni locali – in particolare della Basilicata, dove si trovano le principali riserve petrolifere del Paese – che rivendicano il diritto all’autodeterminazione. L’ennesima forzatura, un ‘atto coloniale’ nell’atteggiamento ed errato nel merito, che impone al Paese la via delle fonti fossili ritardando così una scelta decisiva per il futuro: quella delle rinnovabili.

È indubbio che le attività della Shell mettono a repentaglio i due principali comparti economici di una vasta area del Sud: l’agricoltura e il turismo. Senza dimenticare il rischio per l’inestimabile patrimonio di biodiversità e scorci dall’altissimo valore paesaggistico-naturalistico, come la Secca di Amendolara, candidata a ottenere il riconoscimento Unesco.

L’opposizione meridionale alle estrazioni petrolifere ha anche un altro e decisivo argomento: i costi sociali e ambientali superano di gran lunga i benefici economici per il Paese. I quantitativi in gioco sono davvero risibili, tali da non giustificare gli investimenti se non fosse per le speciali condizioni fiscali. Ecco perché nell’operazione a guadagnarci sarebbero solo le multinazionali del petrolio, a cui si riconoscono esenzioni assolute e si chiedono royalty irrisorie.

Al recente convegno ‘Trivelle d’Italia’ – promosso da Legambiente, Wwf e Greenpeace lo scorso ottobre per discutere del progetto di avviare in Italia 70 nuove piattaforme petrolifere a mare – le tre principali associazioni ambientaliste hanno duramente contestato ‘l’assoluta insensatezza’ della Strategia energetica nazionale del governo Monti.

‘È incomprensibile questo rilancio delle fonti fossili – ha dichiarato Mariacaterina Gattuso, della segreteria di Legambiente Calabria – ma soprattutto ci preoccupa lo spostamento della fascia off limits, che si avvicina pericolosamente alla battigia e mette fortemente a rischio l’ecosistema marino e il nostro litorale nel quale ricadono numerose zone di pregio ed aree protette, una su tutte le note secche di Amendolara. Ribadiamo quindi la nostra contrarietà a questa scelta e, nello specifico, alla possibilità che la Shell possa effettuare indagini e ricerche nell’Alto Ionio cosentino. Chiediamo alle istituzioni della nostra regione una presa di posizione ferma nel merito e siamo accanto alle comunità che si stanno mobilitando in tal senso’.

 

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