Opportunità e criticità nel bio. On. De Castro: “Lavorare con e non contro gli agricoltori”

Webinar Made in Nature

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In Italia, nel 2021, sono state consumate 339mila tonnellate di frutta e verdura biologica. Un dato che racconta la valenza dell’agricoltura biologica e i margini di crescita elevati del comparto. In ragione della difficile congiuntura attuale, anche il biologico ha subito certamente una recente flessione, ma la convinzione è che la forte attrattività, dal punto di vista della salute e dello stile di vita, del biologico riuscirà a contrastare le difficoltà del potere di acquisto.

Si è approfondito questo tema nel corso dell’incontro “Opportunità e criticità sul mercato del biologico: i punti di vista dei principali attori” promosso da CSO Italy e Made in Nature, moderato da Rosanna Magnano, giornalista di Radio24 e Il Sole 24 Ore. Hanno preso parte all’incontro Paolo Bruni, presidente CSO Italy, l’onorevole Paolo De Castro e alcuni tra i principali produttori del comparto.

Quali sono i prodotti più consumati dagli italiani? Carote e patate conquistano i primi posti, ma si registra anche una crescita esponenziale delle zucchine con un +70% e delle fragole con un +34% nel mercato bio. Gli italiani scelgono, quindi, la verdura bio e continuano a riempire il carrello con prodotti di qualità.

E nel resto d’Europa? Come si orientano i consumatori? È la Danimarca a spiccare, per consumi di frutta e verdura biologica: con una quota del 13%, frutta e verdura rappresentano circa il 37% del mercato biologico totale. I tedeschi hanno consumato, nel 2021, circa 811mila tonnellate, nello specifico, i consumi di ortofrutta biologica sono saliti del 46% dal 2017 al 2021. Per quanto riguarda la Francia, nel corso del 2020 l’aumento è stato pari a quello dell’ortofrutta fresca totale, ovvero +4,9% rispetto al 2019 in volume.

Ne risulta un quadro caratterizzato da una costante crescita dell’agricoltura biologica europea. Più precisamente, nonostante la crisi climatica, energetica e sociale, il comparto del mercato ortofrutticolo biologico subisce una flessione minore rispetto a quella del convenzionale. A questo proposito interviene Paolo Bruni, presidente CSO Italy, nel corso dell’incontro: “rispetto al convenzionale il comparto bio in Italia e nel resto d’Europa, tiene bene”. Parte del merito di questa tendenza viene attribuita anche al progetto Made in Nature, “che promuove i valori del biologico nel Vecchio Continente”. Il progetto “Made in Nature” viene cofinanziato dall’Unione Europea e dal CSO Italy, al fine di promuovere la cultura dell’ortofrutta e i valori e del biologico fresco e trasformato, nonché la competitività e il consumo dei prodotti bio, in Italia, Francia, Germania e Danimarca. È ampia e significativa anche la partecipazione di aziende di primissimo ordine tra gli associati di CSO Italy, come Apofruit Italia, Brio, Canova, Ceradini, Conserve Italia e Orogel Fresco (vedi news).

Andando ad indagare le specificità dei vari Paesi nel consumo di ortofrutta bio, i dati, come commentato dall’On. Paolo De Castro, membro della Commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale presso il Parlamento Europeo, “mostrano un Nord Europa più solido e strutturato rispetto all’Europa orientale e meridionale”. Al di là dell’attuale fase congiunturale molto critica, l’Onorevole riconosce, nel biologico, un comparto destinato a crescere, “anche grazie alla nuova PAC che entrerà in vigore a breve e che mira a fornire un sostegno più specifico alle imprese, anche alle più piccole”.

Riconosce la particolarità della fase attuale anche Andrea Bertoldi, direttore Affari Generali di Brio, ma “questo momento può essere sfruttato a vantaggio di una maggiore diffusione del bio”. Come? Tramite un percorso che può essere intrapreso attraverso le certificazioni e l’elevato livello dei controlli: “l’aspetto dei controlli è centrale, perché è alla base del patto di fiducia che esiste tra consumatori e produttori – afferma – il grande punto di forza del bio è quello di essere riuscito a darsi una definizione chiara e univoca, a livello europeo, di cosa significa produrre bio”.

“Le indicazioni che ci giungono dall’Europa sono senza dubbio un punto di forza per tutto quello che è il mondo del bio – afferma Vincenzo Finelli, direttore generale di Orogel Fresco – è necessario aumentare le superfici coltivate per incrementare l’offerta, ma rimangono comunque le difficoltà legate alla contrazione mercato in risposta all’aumento generalizzato dei costi, sia per i produttori che per i consumatori”. Finelli sottolinea, infatti, come il bio sia sempre stato un comparto caratterizzato da costi più alti, anche nel periodo precedente all’attuale contesto, per ragioni legate alla produzione, alle minori rese, alla gestione del confezionamento, alla necessità di migrazione verso materiali di confezionamento eco compatibili. In tal senso, una delle strategie da adottare è quella di rilanciare la presenza del biologico sugli scaffali, differenziando la forchetta dei prezzi, andando incontro al potere di acquisto differenziato, in modo da proporre una scelta più ampia ai consumatori. Diversamente, “se oggi compiamo un passo indietro nell’offerta del biologico, non possiamo far altro che contrarre i consumi”, conclude.

Approfondito e argomentato è stato l’intervento di Sandra Sangiuolo, responsabile marketing estero di Conserve Italia, che esordisce riconoscendo la contingenza sfavorevole dello scenario attuale che, con un’inflazione a doppia cifra appesantisce una catena del valore che è sempre stata complessa. “Confermiamo la sensazione di crescita strutturale e prospera, ma anche le criticità”, dichiara. Sangiuolo ha, poi, passato in rassegna diversi esempi europei, commentandone la ricettività rispetto al bio. In Polonia e Romania, “registriamo una domanda crescente, ma il livello del reddito medio, al momento, non ci permette di fare un affondo e sviluppare il mercato. I Paesi scandinavi sono da sempre quelli più ricettivi ed evoluti”. Per quanto riguarda il Regno Unito, l’Export Marketing Responsible ha citato una ricerca condotta da Nielsen: “gli inglesi non hanno grande fiducia nel bio ma sono un mercato con un buon potenziale”. In Germania, “il consumatore è estremamente attento al prezzo, non per niente è la patria del discount, ma con grande attenzione al bio, per il quale sono disposti anche a spendere di più”. Infine, la Francia “è il mercato sul quale abbiamo maggiormente concentrato i nostri sforzi a livello europeo e risponde in maniera molto positiva”.

È stato, poi, il turno di Paolo Pari, direttore marketing Canova: “La sostenibilità è uno dei driver più importanti per conquistare i giovani consumatori, va cavalcata per accrescere la centralità del bio. Il processo produttivo sostenibile deve essere una forma di garanzia da parte delle aziende sulle caratteristiche del prodotto. Il decremento dei consumi esiste, ma, di fatto, il mercato ha delle potenzialità inespresse che possono essere risolte con una riorganizzazione dell’offerta, attraverso la creazione di una scala prezzi di prodotti, come succede nel convenzionale”. Anche in questo intervento è stata evidenziata l’importanza strategica della frammentazione dell’offerta, infatti, “se rimaniamo concentrati su una sola tipologia, riduciamo la possibilità di scelta in funzione della capacità di spesa del consumatore”.

Per Massimo Ceradini, presidente di Ceradini Group, è fondamentale insistere sul valore aggiunto del bio e sull’affidabilità del comparto, per consolidare la fiducia dei consumatori e per attirare quelli potenziali, orientandoli a un maggiore consumo di frutta e verdura biologiche, perché “nel dibattito sulla sostenibilità, l’agricoltura biologica riveste un ruolo centrale”

Verso la fine dell’incontro, riprendono la parola Paolo Bruni e l’Onorevole De Castro.

Il primo reinterpreta una frase di Gramsci ed esorta a contrapporre al pessimismo della ragione, l’ottimismo della realtà: “ci troviamo davanti a una situazione molto complessa, l’auspicio è che ci sia un riequilibrio tra la sostenibilità dei costi e dei ricavi”. Facendo sintesi dei concetti chiave degli interventi, afferma: “la forte convinzione che il consumatore ha dimostrato in questi anni verso il biologico riesce a reggere anche rispetto al momento di difficoltà ma è necessario uno sforzo congiunto, per rendere i prodotti bio compatibili con le tasche dei consumatori, per esempio ampliando la gamma dell’offerta differenziandola anche in base alle diverse possibilità”.

L’onorevole De Castro conclude esprimendo, con convinzione, quale debba essere la strada per favorire lo sviluppo del mercato: “lavorare, per la transizione ecologica, con e non contro gli agricoltori”.

Stefania Tessari

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