OGM in Friuli, Greenpeace non demorde

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Nell’estate del 2010 si diffonde la notizia di campi seminati illegalmente con mais geneticamente modificato in Friuli Venezia Giulia, esattamente a Vivaro, in provincia di Pordenone. Di fronte al pericolo di contaminazione OGM, nell’inazione delle autorità preposte, il 30 luglio 2010 si muove Greenpeace, che preleva e analizza campioni, scopre l’esatta posizione dei campi e successivamente isola e mette in sicurezza la parte superiore delle piante che stavano disperdendo il polline OGM.

‘Abbiamo fatto ciò che gli enti preposti inspiegabilmente non facevano, abbiamo agito per difendere l’ambiente!’ ha da subito sostenuto a gran voce Greenpeace. Eppure il Tribunale di Pordenone, a quasi due anni di distanza, ha emesso un decreto penale di condanna nei confronti di 23 attivisti con multe per oltre 86 mila euro e lo scorso 17 gennaio si è svolta la prima udienza del processo a loro carico. Dei due capi di imputazione è stato archiviato il reato di danneggiamento, mentre rimane in piedi l’accusa di invasione arbitraria di terreno agricolo al fine di occupazione e danneggiamento, con rinnovo della notifica agli imputati, per cui l’udienza è stata spostata al prossimo 14 marzo.

Per Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace, ‘a oltre due anni di distanza, sono le persone che hanno puntato il dito sul problema delle coltivazioni illegali a essere sotto processo, quando in realtà grazie a quell’ intervento si è posto fine alla contaminazione in atto’. In effetti, in seguito all’intervento di Greenpeace, le coltivazioni furono poste sotto sequestro dalle autorità, fu emesso un ordine di distruzione delle coltivazioni illegali e iniziò una più vasta campagna di campionamenti in tutto il Friuli Venezia Giulia.

Dopo l’udienza di giovedì, Greenpeace ha ribadito la sua posizione: ‘Protestare pacificamente contro la distruzione dell’ambiente non è un reato, ma un atto di responsabilità civile. Trasformare l’esercizio di un diritto democratico in un crimine è inaccettabile. Ci resta una certezza: proteggere l’ambiente può costare molto caro, ma continueremo a farlo!’

Lo stesso giorno dell’udienza varie associazioni ambientaliste hanno espresso solidarietà a Greenpeace. L’AIAB ha emesso una nota nella quale tra l’altro si dichiara: “Ci uniamo all’appello di Greenpeace al governo italiano per l’adozione urgente della clausola di salvaguardia per vietare una volta per tutte la coltivazione di OGM in tutta Italia”.

 

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