Obbligazioni NaturaSì, versati 1 milione di euro. Gli interessi ripagati in cibo bio

NaturaSi

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Circa un anno fa EcorNaturaSì lanciava un prestito obbligazionario per aiutare le imprese agricole che coltivano adottando tecniche biologiche. A fare la differenza rispetto ad altri prestiti obbligazionari è la remunerazione in cibo degli aderenti che sono oltre un centinaio e che hanno già versato oltre un milione di euro.

Nel concreto, chi sottoscrive il prestito, che si appoggia a Banca Etica, lo fa a un tasso del 4% netto e ottiene gli interessi sotto forma di buoni per l’acquisto di cibo nei negozi NaturaSì. Una parte del prestito finisce concretamente alle imprese dell’associazione, un’altra parte è destinata alla ricerca e alla formazione dei giovani che saranno i prossimi agricoltori.

Il meccanismo sembra funzionare e gli esempi di effetti sulle imprese non mancano. A Mogliano Veneto (TV), l’azienda Green Vegetable, gestita da quattro giovani, ha ricevuto 50 mila euro con cui ha avviato n piano di sviluppo quinquennale per realizzare un serra di 3.000 mq che consentirà loro di produrre ortaggi tutto l’anno, valorizzando una risorsa già presente in azienda: l’acqua. “Disponiamo di pozzi la cui acqua viene prelevata a una profondità di 300 metri, e a una temperatura costante di circa 16 gradi, che servirà a riscaldare la serra in inverno, durante le ore notturne», viene spiegato dai coltivatori.

Esempio tra tanti, quello di Mogliano Veneto, che non deve sorprendere per le dimensioni economiche non certo da centinaia di migliaia di euro per azienda: in agricoltura, infatti, vige più che in altri settori quello che gli economisti chiamano “effetto leva”: la moltiplicazione finanziaria positiva che un investimento determina. Con l’aggiunta degli effetti intangibili legati all’ambiente.

“Il nostro intento – spiegano da NaturaSí -, è proprio quello di creare la consapevolezza che la natura e il cibo hanno bisogno di tempo e di investimenti che devono essere fatti anni prima per avere poi i giusti frutti e che il lavoro agricolo coinvolge una comunità, non solo i produttori ma anche i consumatori”. In altri termini, è come adottare una sorta di finanza innovativa e buona a base di buone cose da mangiare ma non per questo meno efficace.

Fonte: Avvenire

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