Non si tratta di poveri né di ricchi: nel Belpaese s’è persa la cultura del cibo

Alaimo Di Loro

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“I poveri mangiano sano e bio? Non credo possano permetterselo. Ma soprattutto si è persa la cultura del cibo. Un tempo sì, mangiavano meglio dei ricchi”. A dirlo è
il presidente di dell’associazione Italia Bio, il siciliano Lillo (all’anagrafe Calogero) Alaimo Di Loro che offre spunti per riflessioni un po’ più profonde: “La questione della sana alimentazione, tra più o meno abbienti, è un caso italiano molto antico. Già Plinio il Vecchio sottolineava che mentre i ricchi si curavano con medicamenti costosi, i farmaci davvero efficaci se li masticavano ogni giorno a cena i poveri, ma a parte ciò, non sempre un basso reddito consente un regime alimentare adeguato e soprattutto bio. Pertanto, complessivamente, non è vero che i poveri mangiano meglio dei ricchi, come afferma il ministro Lollobrigida”.

Ma c’è di più. Il presidente di ItaliaBio lancia anche un altro allarme. “È in atto un’aggressione al cibo e alla civiltà della terra che mette in crisi i territori e il sistema rurale”, denuncia Alaimo Di Loro che continua: “È necessario e urgente ridare dignità all’agricoltura. In questo senso il biologico può indicarci la strada”.

“Il sistema rurale nazionale, in cui oltre 5mila degli 8mila comuni italiani ha già una popolazione inferiore a 5mila abitanti, è a rischio ‘desertificazione sociale’. – avverte Alaimo Di Loro – Da Siracusa ad Aosta le comunità locali sono vittima del nuovo “esodo rurale 4.0” e sono esposte alle diseconomie del settore agricolo in cui il prezzo dei prodotti è mediamente inferiore ai costi sostenuti per ottenerli”.

Per far fronte a questa emergenza Italia Bio ha una ricetta che consiste nel riconoscimento del ruolo strategico funzionale del produttore agricolo nei sistemi rurali e nella restituzione di attrattività ai territori ad economia agricola prevalente. Il tutto mediante consistenti aiuti diretti e indiretti e comunque finalizzati alla vera e concreta attuazione del principio di sovranità alimentare biologica.

“La politica – afferma il presidente di Italia Bio – deve proteggere il valore autentico e culturale del cibo da ogni aggressione palese o occulta che vorrebbe ridurlo a semplice nutrimento per il corpo e privarlo della sua anima. Il cibo è invece la sintesi straordinaria della terra che lo genera attraverso il lavoro dell’uomo e tale deve rimanere per dare vita alle comunità”.

L’agricoltura biologica italiana, con i suoi numeri, la sua storia e la sua rete offre il modello culturale e gestionale più collaudato e sicuro per traghettare il sistema rurale italiano nella direzione delle comunità del cibo e dei distretti bio e slow, per concretizzare il concetto di sovranità alimentare e di diritto al cibo sano biologico e giusto. È la strada obbligata per migliorare la salute dei consumatori, ridurre i costi sociali legati al dilagare delle malattie cronico degenerative causate dalla cattiva alimentazione e ridurre i costi ambientali propri delle filiere lunghe convenzionali.

Fonte: Ufficio stampa Italia Bio

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