La ‘Technology Review’ del Michigan Institute of Technology di Boston ha reso noto a fine luglio che, per la prima volta negli Stati Uniti, alla Oregon Health and Science University di Portland un team di ricercatori ha applicato la tecnica di editing genomico Crispr per modificare geni malati in diversi embrioni umani. L’esperimento, i cui risultati completi non sono ancora stati pubblicati, sembra aver avuto successo e rappresenta un considerevole avanzamento nella ricerca sull’embrione umano.
Modifiche dell’embrione umano con la tecnica di recentissima scoperta Crispr non sono una novità assoluta: la Cina aveva già dato l’annuncio e prodotto tre diversi report su esperimenti di questo tipo. Ma il team americano guidato dallo scienziato Shoukhrat Mitalipov ha conseguito, secondo Technology Review, risultati qualitativamente superiori rispetto ai cinesi.
La notizia ha fatto il giro del mondo e tra gli ultimi giorni di luglio e i primi di agosto è stata pubblicata su innumerevoli siti e organi di stampa. Secondo numerose fonti sarebbe in corso una vera e propria competizione tra Cina e Stati Uniti nella ricerca sul DNA e la possibilità di manipolarlo fino ad arrivare alla riproduzione in laboratorio di un embrione umano.
Crispr è l’acronimo di Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats, locuzione che indica particolari porzioni di DNA che contengono sequenze regolari e ripetute cui è associato un complesso di geni che codificano degli enzimi in grado di tagliare il DNA stesso: una sorta – spiegano gli esperti – di sistema immunitario che difende il genoma da eventuali intromissioni esterne. Queste ‘sequenze regolari e ripetute’ sono state riprodotte da diversi gruppi di ricerca perché diventassero un vero e proprio strumento di microchirurgia genetica con il quale tagliare e incollare, a proprio piacimento, frammenti di DNA. Questa tecnica di ingegneria genetica è già utilizzata in varie parti del mondo e può avere applicazioni mediche molto importanti per risolvere malattie genetiche ereditarie. Pare che il team americano, in questa direzione, sia ‘arrivato più avanti di qualsiasi altro’ ma per il momento non si hanno informazioni dettagliate. Quello che si può supporre è che potremmo essere alla vigilia di una vera e proprio rivoluzione della medicina.