“L’agriturismo italiano è una eccellenza che va tutelata e che intendiamo candidare come patrimonio immateriale Unesco, non a caso è il format più copiato nel mondo”. Lo annuncia a GreenPlanet Mario Grillo, presidente di “Turismo Verde”, l’associazione per la promozione agrituristica di Cia-Agricoltori italiani, da noi incontrato in occasione della finale di “Agrichef Festival”, l’evento organizzato da Turismo Verde che promuove e valorizza i piatti tipici della tradizione contadina, con una sfida ai fornelli tra rappresentanze regionali di agrichef e studenti degli istituti alberghieri. L’appuntamento conclusivo della manifestazione, svoltosi all’Istituto alberghiero “Amerigo Vespucci” di Roma, ha visto assegnare la vittoria alla rappresentanza campana, premiata da una giuria esperta – capitanata dal presidente nazionale della Cia, Cristiano Fini, e dallo stesso Mario Grillo – per l’ottimo piatto ‘“Agnello glassato alla mela annurca Igp” realizzato dall’Agrichef Patrizia Iannella (Agriturismo “Torre a Oriente” Torrecuso) con gli allievi dell’Istituto “Manlio Rossi-Doria” di Avellino.
Sulle motivazioni che hanno portato Turismo Verde-Cia a intraprendere il percorso per candidare l’agriturismo italiano a patrimonio immateriale Unesco, Grillo ha aggiunto “Stiamo lavorando su questa candidatura vista la grande attenzione del mondo riguardo la cucina sana, le tradizioni, il rispetto della terra e della sostenibilità. La cucina contadina oggi porta con sé la sostenibilità, il rispetto della natura è innato nel nostro lavoro di agricoltori. L’economia circolare nelle aziende agricole è insita nel concetto di uso e riuso delle risorse che è propria della cultura dei contadini”.
– Che rilevanza ha la coltivazione biologica in questo scenario diffuso di sostenibilità degli agriturismi?
“Il biologico ha un trend molto positivo di crescita, le aziende mano a mano si convertono a bio perché il mondo chiede cibo sano e l’ obiettivo degli agricoltori biologici è produrre appunto cibo sempre più sano e sostenibile. Bisogna andare in questa direzione, è l’unica per far sì che ci sia più sostenibilità sul pianeta”.
– E’ veramente “green” questo turismo svolto dagli agriturismi?
“Dove c’è il simbolo Turismo Verde, il consumatore trova un’azienda agricola con cucina e non un ristorante in campagna. L’ agriturismo rappresenta il verde e la tradizione della nostra magnifica Italia che per il mondo equivale al top della tradizione, della cucina e della relazione tra i prodotti e i territori, con tutte le declinazioni che ogni azienda porta nella propria cucina seguendo le tradizioni di famiglia; molto spesso, infatti, le aziende agricole sono aziende di famiglia”.
– Ma i vostri clienti accettano un prezzo più caro per il bio?
“L’attenzione da parte dei consumatori verso il cibo sano c’è sicuramente; il biologico ha dei costi perché non è così produttivo come l’agricoltura integrata, chiaro che ogni lavoro deve avere una remunerazione per essere portato avanti e il consumatore che compra bio sa che deve necessariamente pagare qualcosa di più. Prova ne è, per esempio, che, nonostante il prezzo dell’extravergine di qualità sia salito alle stelle, è stato comprato lo stesso, difatti c’è carenza di mercato dell’olio buono”.
– Lei è titolare di Fattoria Biò, azienda agricola e zootecnica a conduzione biologica con agriturismo a Camigliatello Silano (CS), può dirsi soddisfatto dei risultati economici, lo sforzo viene premiato?
“Sì, il settore agricolo sta vivendo una crisi importante e l’agriturismo come attività di sostegno all’agricoltura aiuta tanto ad andare avanti, perché il consumatore premia l’agriturismo che sa lavorare, che dà prodotti del territorio, quindi è un grande aiuto per le aziende agricole che in questo momento soffrono mancanza di attenzione da parte del legislatore comunitario che nel corso degli anni non ha saputo avere la giusta visione per questo settore, non ha capito che, se non si dà dignità ad agricoltori e allevatori, i giovani si allontanano da questi mestieri”.
– L’agriturismo biologico è preferito a quello tradizionale?
“Sì, specialmente dalle famiglie con i bambini, è un valore aggiunto che il consumatore è disposto a pagare. Ed è anche un gran richiamo per il turismo estero. C’é infatti una grande attenzione dei mercati esteri sul cibo bio. Se il mercato mercato interno ha difficoltà a imprimere prezzi più alti sul bio, sui mercati più ricchi questo problema non c’è”.
– Come va quest’anno la domanda turistica?
“Negli ultimi anni, il trend della domanda è positivo e continuamente in crescita, nei periodi di vacanza il sold out è assicurato e, comunque, la destagionalizzazione del turismo è più diffusa negli agriturismi. Risulta più facile perché proponiamo una serie di valori e attività che prescindono dalla stagionalità”.
– Quale nuova proposta negli agriturismi, tradizionalmente multifunzionali, sta in particolare prendendo piede?
“Ultimamente all’interno delle aziende turistiche aumentano servizi come le spa, percorsi e aree attrezzate per i bambini. Si punta molto su bambini e scuole”.
– Lei è il promotore della Rete “Fattorie aperte in Sila”, con che proposito avete lanciato questo network?
“E’ un’iniziativa per far conoscere il territorio, dando la possibilità di visitare tutte le aziende dell’Altopiano. In poco tempo é diventato un evento diffuso, con un sito molto visitato. Tra l’altro, per il trasporto dei visitatori, ci siamo messi in collegamento con aziende di bike elettriche o altro trasporto elettrico che si integrano perfettamente con questa proposta di turismo slow e green che vogliamo portare avanti”.
Cristina Latessa