Da venerdì 20 giugno è allarme diossina: 26 mila tonnellate di mais contaminato da diossine sarebbe stato distribuito in centinaia di allevamenti sparsi in tutte le regioni (tranne Sicilia, Basilicata e Sardegna). Il Ministero della salute è molto abbottonato sull’argomento e ha dedicato a questa vicenda un annuncio molto sintetico giunto con nove giorni di ritardo.
Coldiretti l’ha ignorato, anche se potrebbero risultare coinvolti migliaia di allevatori iscritti all’organizzazione. Sta di fatto che il 20 giugno è scattato il blocco di latte e uova proveniente da allevamenti di animali alimentati con questo mangime. Ciò obbliga gli allevatori a trasformare il latte in latte in polvere e le uova in derivati, in attesa di analisi che determinino la concentrazione di diossina.
Inoltre, da due mesi ci sarebbero in Italia migliaia di animali cresciuti con mangime alla diossina.
Per questo motivo il Ministero della salute ha deciso nei giorni scorsi che polli, maiali e bovini alimentati con razioni contenenti mais contaminato in misura superiore al 32% possono essere macellati, ma le carcasse devono essere sottoposte a vincolo sanitario.
In altre parole la carne deve essere stoccata in celle frigorifere oppure congelata in attesa di analisi per verificare la quantità di diossina presente.
Le autorità competenti hanno in corso analisi su diversi campioni di mais e sui prodotti alimentari derivati, per valutare la diffusione della diossina. Il lotto di mais contaminato sarebbe stato scaricato nel porto di Ravenna il 6 marzo scorso e abbondantemente utilizzato in questi mesi in diversi allevamenti.