Made in Nature, luci e ombre di un settore che non può tornare ad essere una nicchia

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La notizia interessante è che, sebbene infatti in Italia gli acquisti di ortofrutta biologica stiano subendo una leggera flessione ( -2% negli ultimi 5 anni), la percentuale risulta inferiore rispetto a quella relativa all’intero comparto (-9%).

Ciò che fa riflettere, invece, è che tale decremento avvenga nonostante la crescita dell’indice di penetrazione, passato dal 68% del 2017 al 75% dello scorso anno, e a fronte di un calo degli acquisti medi per famiglia sceso da 20 a 17 chilogrammi all’anno. Un fattore critico per gli operatori, che si trovano oggi a fare i conti con una minore redditività, a causa dei maggiori costi di produzione e, al contempo, con un cambiamento importante della politica di assortimento della GDO in termini di profondità di gamma delle referenze e di spazio dedicato a scaffale.

Si è parlato di questo, e di come il settore possa fare sistema per dare una risposta efficace a tale situazione, durante il digital press lunch di ieri organizzato da CSO Italy, nell’ambito di Made in Nature. Il progetto, entrato nel suo secondo triennio di attività, è finanziato dall’Unione europea per 2,2 milioni di euro con l’obiettivo promuovere i consumi e la conoscenza dei prodotti biologici in Italia, Francia, Germania e Danimarca, e vanta il contributo di aziende leader del mercato italiano come Apofruit Italia, Brio, Canova, Ceradini, Conserve Italia e Orogel.

I dati riferiti dal direttore di CSO Italy Elisa Macchi durante l’incontro, emersi da un’analisi del mercato italiano svolta ad hoc, sottolineano come, nonostante i tempi difficili, il mercato ortofrutticolo – e in particolare quello da agricoltura biologica –  sia in salute e che gli italiani portino in tavola discrete quantità di frutta e verdura.

I RISULTATI DELLA RICERCA DI CSO ITALY

Nella classifica degli ortaggi più venduti ai primi posti ci sono carote e patate ma si registra anche una crescita esponenziale delle zucchine con un +70% nel mercato bio. Per quanto riguarda la frutta invece restano stabili i limoni ma crescono le banane e le fragole con una crescita del +34% nel mercato bio. Fiori all’occhiello del mercato sono certamente limoni, patate e carote che sono gli alimenti biologici più acquistati dai consumatori.

“Per quanto riguarda i canali di acquisto, gli italiani prediligono la distribuzione moderna anche se  il negozio di vicinato o specializzato assorbe quote superiori rispetto a quelle del prodotto convenzionale, pari al 17%  – afferma Elisa Macchi. Il consumatore va alla ricerca di un luogo dove trovare prodotti di alta qualità e un servizio one to one che solo nei piccoli esercizi commerciali è possibile avere”.

 

I COMMENTI DI CERADINI, PARI E FINELLI

Se si parla di sostenibilità risulta centrale il ruolo dell’agricoltura biologica che seppur poco, sta crescendo costantemente. Serve una forte comunicazione che permetta, da una parte di raggiungere chi consuma già biologico consolidandone la fiducia, dall’altra chi non lo consuma regolarmente per orientarlo a un maggiore consumo” , ha commentato Massimo Ceradini, presidente di Ceradini Group.

Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio, ha ribadito ancora una volta l’importanza del bio quale elemento differenziante e strategico nell’offerta mass market, con penetrazione dell’80% e un’incidenza del 10%. “Proprio per questo – sottolinea Pari – è necessario lavorare per la grande distribuzione per una migliore gestione ed esposizione del prodotto bio in reparto per valorizzare al meglio l’offerta”.

“Il Progetto Made in Nature può essere uno strumento per favorire la comunicazione tra i diversi attori della filiera ed arrivare in modo efficace al consumatore. Orogel Fresco continuerà a sostenere e sviluppare le proprie produzioni biologiche confidando in una ripresa dei consumi, sia sul mercato del fresco che su quello industriale. Il bio negli ultimi anni si affrancato dall’essere una nicchia, non deve tornare ad esserlo”, conclude Vincenzo Finelli, direttore Generale di Orogel Fresco.
Finelli, inoltre, non nasconde una certa preoccupazione per lo scenario che si sta via via delineando a causa dell’aumento dei costi di produzione e delle difficoltà di gestione dei rapporti con i distributori, nazionali e non, che impongono standard sempre più rigidi per il biologico. Un esempio su tutti le complicazioni legate alle esportazioni in Germania per i prodotti con residui di fosfiti, presenti entro i limiti imposti dall’UE ma in quantità superiori a quelli scritti nei disciplinari interni dei retailer teutonici.

Alla luce dei dati riferiti da CSO Italy e dal dibattito nato tra i partecipanti risulta fondamentale il contributo del progetto Made in Nature per rafforzare la consapevolezza e il riconoscimento del regime di qualità della UE per la produzione biologica così come per aumentare la competitività e il consumo di prodotti bio provenienti dall’Unione.

LA CAMPAGNA MADE IN NATURE

Tracciabilità, sostenibilità, biodiversità e qualità. Questi sono i principi sui quali si basa la nuova creatività di campagna, un percorso che ha lo scopo di abbattere le barriere di quei consumatori che ancora non scelgono il biologico, un viaggio inclusivo capace di mettere insieme le diversità e le generazioni, i mezzi di comunicazione e i media.

Diversi media, anche digitali come i canali social che hanno reso protagonista il progetto attraverso la voce di 5 creator food e lifestyle che a loro modo hanno voluto raccontare il mondo del biologico: dal campo alla tavola, attraverso visite, racconti familiari e ricette. Un piccolo pezzo in più per avvicinare più persone a Made in Nature e al mondo dell’ortofrutta bio.

Chiara Brandi

 

 

 

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