L’UE vieta l’uso di alghe quali arricchitori di calcio nel latte di soia bio

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Con la sentenza depositata nei giorni scorsi nell’ambito della causa C-815/19, la Corte di Giustizia UE ha dichiarato scorretto l’uso di alghe quale arricchitore di calcio nel latte vegetale bio. Lo ha fatto dando ragione al Land del Nord Reno Vestfalia contro l’impresa tedesca Natumi, produttrice del  “Soja Drink Calcium”, con l’etichetta “bio” e le indicazioni “con calcio”, “con alga marina ricca di calcio” e “con calcio di alta qualità derivato dall’alga marina Lithothamnium”.

Secondo il Tribunale europeo, infatti, è stato violato il diritto comunitario che vieta l’arricchimento in calcio dei prodotti bio, anche se si usano le alghe. La Natumi ammette che l’impiego di carbonato di calcio in prodotti biologici è vietato, ma che è proprio per questo motivo che numerosi produttori di bevande biologiche a base di soia, di riso e di cereali usano l’alga Lithothamnium calcareum, naturalmente ricca di calcio. Per la Natumi, si tratta di un’alternativa naturale, il cui impiego per arricchire i prodotti alimentari biologici dovrebbe essere autorizzato.

Il Bundesverwaltungsgericht (la Corte amministrativa federale) ha chiesto alla Corte di Giustizia di interpretare il diritto dell’Unione in materia.
Con questa sentenza, la Corte di fatto dichiara che il diritto dell’Unione vieta l’utilizzo di una polvere ottenuta a partire da sedimenti dell’alga Lithothamnium calcareum puliti, essiccati e macinati, in quanto ingrediente non biologico di origine agricola, nella trasformazione di alimenti biologici quali le bevande biologiche a base di soia e di riso, ai fini del loro arricchimento in calcio. Infatti, l’uso di un ingrediente non biologico di origine agricola negli alimenti biologici è autorizzato solo se ricorrano determinate condizioni, e cioè, l’impossibilità, senza ricorrere a tale ingrediente, di produrre o di conservare tali alimenti o di rispettare requisiti dietetici previsti sulla base della normativa dell’Unione. E non risulta che questi criteri siano soddisfatti per quanto riguarda la polvere dell’alga rossa in questione.

Inoltre, il diritto dell’Unione stabilisce norme rigorose per quanto riguarda l’aggiunta di minerali, come il calcio, nella produzione di alimenti biologici. Esclude, in linea di principio, l’uso del carbonato di calcio in bevande bio a base di soia e di riso ai soli fini del loro arricchimento in calcio. Di conseguenza, per i giudici di Lussemburgo autorizzare l’utilizzo della polvere di Lithothamnium Calcareum come ingrediente non biologico di origine agricola, nella trasformazione di alimenti biologici, per arricchirli in calcio, equivarrebbe a consentire ai produttori di questi alimenti di eludere il divieto.

“Il fatto è che dal gennaio 2022 si applicherà il nuovo regolamento che permetterà l’uso di questa e di ogni altra alga spontanea, di cui sarà possibile la raccolta certificata”, protesta Roberto Pinton che con il gruppo europeo delle industrie di trasformazione bio sta seguendo la questione. “Chiederemo alla Commissione Ue di arrivare fino a dicembre di quest’anno, evitando ai produttori il non sense ecologico di dover buttare via tutti gli imballaggi già stampati sulla base di autorizzazione delle autorità nazionali e evitando gli inevitabili contenzioni che da ciò nascerebbero. Se la sentenza della Corte Ue venisse applicata subito, solo in Italia sono a rischio 50 posti di lavoro e 25 milioni di fatturato”.

Fonte: Norme e Diritti Plus – Il Salvagente 

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