L’Ok alla Direttiva Green Claims. L’UE dichiara guerra al Greenwashing

Green Claims

Condividi su:

Facebook
Twitter
LinkedIn

Il voto favorevole dell’Europarlamento alla Direttiva Green Claims contro il greenwashing è avvenuto martedì 12 marzo con un ampio margine di consenso (467 favorevoli, 65 contrari e 74 astensioni).

La nuova posizione mira a porre fine alla diffusione di dichiarazioni ecologiche fuorvianti e a promuovere pratiche di sostenibilità autentiche (vedi news). Con questo voto, l’Europarlamento invia un chiaro segnale alle imprese affinché assumano un approccio più responsabile e trasparente nei confronti dei consumatori, in modo che la transizione verso un’economia verde e sostenibile non sia solo di facciata.

La proposta presentata un anno fa dalla Commissione europea ha messo in luce un problema diffuso: la presenza di dichiarazioni green fuorvianti da parte di molti operatori economici.

L’iter della Direttiva Green Claim non è ancora concluso, ma il voto dello scorso 12 marzo sarà legalmente vincolante anche per la prossima legislatura. Dopo l’elezione degli eurodeputati del 6-9 giugno, i nuovi rappresentanti riprenderanno il testo da questo punto per passare al trilogo con Consiglio e Commissione, dopo che anche i rappresentanti dei governi nazionali avranno approvato la propria posizione negoziale presso il Consiglio.

La proposta presentata un anno fa dalla Commissione Europea ha messo in luce un problema diffuso: la presenza di dichiarazioni green fuorvianti da parte di molti operatori economici.

Cosa prevedono le nuove norme approvate dall’Europarlamento

In sintesi:

– Nessuna etichetta senza prova: sicuramente la novità più impattante del testo. Le scritte come “biodegradabile”, “meno inquinante” o “a risparmio idrico” non saranno più ammesse, a meno che le aziende non possano fornire prove scientifiche e verificate da enti terzi indipendenti circa la loro veridicità. Non solo: le aziende dovranno fornire queste prove prima di poter commercializzare i propri prodotti con le relative “dichiarazioni green”;

Tempi certi: le autorità nazionali avranno 30 giorni per valutare le dichiarazioni ambientali e le relative prove, con la possibilità di procedure semplificate per i casi più semplici;

– Limiti al “carbon neutral”: le aziende non potranno fare dichiarazioni ecologiche basate esclusivamente sugli schemi di compensazione delle emissioni di anidride carbonica. Le imprese potranno utilizzare tali schemi solo dopo aver ridotto al minimo le proprie emissioni. In particolare, i crediti di carbonio degli schemi dovranno essere certificati, come già stabilito dal Carbon Removals Certification Framework;

– Sostanze pericolose: le dichiarazioni verdi sui prodotti contenenti sostanze pericolose saranno permesse temporaneamente, ma la Commissione valuterà se debbano essere vietate del tutto.

Le sanzioni previste dalla direttiva Green Claims

Sotto il profilo sanzionatorio, le aziende che utilizzano dichiarazioni ambientali non verificate potrebbero essere soggette a multe fino al 4% del fatturato annuale o all’esclusione da appalti pubblici o sussidi per un anno. La direttiva Green Claims prevede che le microimprese (meno di 10 dipendenti e fatturato annuo al di sotto dei 2 milioni di euro) siano esentate dalle nuove norme, mentre le PMI (meno di 250 dipendenti e fatturato annuo inferiore ai 50 milioni di euro o bilancio inferiore ai 43 milioni di euro) avranno un anno in più per adeguarsi.

IFOAM Organics Europe accoglie con favore gli sforzi per frenare il greenwashing

Jan Plagge, presidente di IFOAM Organics Europe, ha dichiarato: “IFOAM Organics Europe sostiene pienamente la lotta contro il greenwashing e accoglie con favore il parere del Parlamento secondo cui il rispetto dei confini planetari dovrebbe essere considerato anche nella valutazione delle indicazioni ambientali”. Plagge ha aggiunto: “È fondamentale che il Parlamento europeo abbia riconosciuto che, per alcuni cluster, il metodo dell’impronta ambientale di prodotto (PEF) non è adatto a fornire una valutazione ambientale olistica e che è possibile utilizzare altre metodologie. Mentre il PEF funziona bene per i prodotti manifatturieri, non è adatto a valutare l’impatto ambientale dei prodotti agroalimentari. Per questo motivo, accogliamo con favore il concetto di “forum di consultazione” introdotto dal Parlamento europeo, in quanto consentirebbe alle parti interessate di fornire pareri sull’idoneità di determinate norme e metodi a comprovare le dichiarazioni ambientali in settori specifici”.

 

Seguici sui social

Notizie da GreenPlanet

news correlate

INSERISCI IL TUO INDIRIZZO EMAIL E RESTA AGGIORNATO CON LE ULTIME NOVITÀ