Punta al 45% delle superfici coltivate a Bio, la Regione Emilia-Romagna che così si candida a ruolo di driver nazionale verso la transizione ecologica.
Intanto a gennaio 2022 è previsto il quarto bando PSR sul Bio (misura 11) relativo al PSR 14/20. Metterà a disposizione degli agricoltori 14,5 milioni di euro, portando l’investimento regionale complessivo per i prodotti organici, nel settennato finanziario, a 200 milioni di euro.
Lo ha annunciato Alessio Mammi, assessore regionale all’Agricoltura, nel corso del convegno ‘Aspettando rivoluzione Bio 2021’ (vedi news), che ha anticipato alcuni dei contenuti della prossima edizione di SANA, la fiera del Biologico in programma a Bologna dal 9 al 12 settembre.
“Il nostro progetto – ha affermato Mammi – nasce nel quadro del Piano Strategico Nazionale per la PAC e sottolinea il ruolo importante affidato alle Regioni che vogliono averne una parte attiva non solo per le competenze amministrative affidate loro dalla Costituzione, ma anche per le importanti ricadute, sia ambientali che sociali, che questa transizione comporterà per i territori. Per questo sosterremo il settore Bio su tutti i fronti: dalla produzione alla trasformazione fino alla commercializzazione e agli eventi, perché è importante, per rendere sostenibile quest’operazione, che il consumo e la sensibilità dei consumatori, cresca di pari passo all’offerta. Vogliamo fare il salto di qualità e diventare un polo forte e strutturato del Bio in Italia. Un punto di riferimento, un hub che si struttura anche con grandi eventi quali le fiere di settore come il SANA”.
In Emilia-Romagna, negli ultimi sette anni, dal 2014 al 2020, i dati di crescita dell’agroalimentare organico, sono stati a doppia cifra. I player sono cresciuti del 76% (oggi sono quasi 7mila) mentre le superfici del 102% (da 76mila ettari a 180mila). La Regione, inoltre, è quinta, nel panorama nazionale, per numero di operatori ma prima per numero di trasformatori.
“Oggi il Bio riguarda soprattutto le produzioni cerealicole, circa il 90% del settore – ha detto Mammi -, con una concentrazione territoriale, in generale, nelle zone collinari, in Romagna e nel ferrarese, ma l’obiettivo è quello di estendere l’offerta a tutti i territori e a tutti i comparti incluso quello ortofrutticolo, vitivinicolo e soprattutto zootecnico considerato che gli allevamenti Bio sono solo il 5% del totale”.
Nel nuovo bando sul Bio, da 14,5 milioni di euro che sarà aperto a gennaio prossimo, la priorità sarà data a interventi quali formazione, consulenza, certificazione, promozione, investimenti aziendali, insediamento di giovani agricoltori, interventi di cooperazione per l’innovazione (GOI) e interventi di assistenza tecnica.
Il passaggio massivo al Bio è forse un percorso obbligato per l’Emilia-Romagna, una Regione con una grande tradizione produttiva dell’agroalimentare italiano che non accetta (e neanche può permettersi) di perdere terreno per colpa, ad esempio, del cambio climatico, della difficoltà di accesso ai nuovi mercati o della progressiva perdita di competitività del settore agricolo italiano in Europa che, si ricorda, si è dotato dello standard minimo (purtroppo mai abbastanza riconosciuto) della lotta integrata, sviluppata proprio in questa regione. A tutto questo si aggiungano anche i problemi inevitabili legati all’eccessivo sfruttamento dei suoli perpetrato da settant’anni a questa parte che hanno quindi bisogno di nuova vita”.
Mariangela Latella