Probios, azienda leader in Italia nella vendita di prodotti biologici vegetariani di qualità, punta agli accordi di filiera per selezionare ulteriormente i partner, ridurre i passaggi intermedi e creare massa critica. Il primo accordo di filiera, siglato a fine 2020 riguarda il settore dell’olio. A partire dall’anno prossimo, si inizierà a lavorare per quello sul pomodoro e, a seguire, farina e frutta secca. Sul tavolo di discussione anche l’ipotesi di costituire una blockchain per ciascuna filiera per garantire una maggiore tracciabilità.
Ne parliamo con Renato Calabrese, direttore generale di Probios, in un’intervista esclusiva per GreenPlanet.
– Quali sono i vostri progetti per il 2021?
“Stiamo lavorando sulla qualità delle filiere agricole. A fine 2020 abbiamo siglato un accordo con i produttori di olio di oliva del Sud Italia, Sicilia e Calabria, e con un imbottigliatore e pensiamo di proseguire su questa china dedicandoci ad altri settori”.
– Il prossimo?
“Il pomodoro, a partire dal 2023”.
– Come funzionano questi contratti di filiera?
“Non sono, tecnicamente, contratti di filiera. Sono, per lo più, degli accordi di qualità che ci permettono di selezionare direttamente il produttore. Un’attività che prima veniva svolta da un intermediario. Ad esempio, nel caso dell’olio, veniva gestita dall’imbottigliatore. Stiamo cercando di lavorare su filiere sempre più selezionate e controllate”.
– Quante aziende sono entrate nel primo accordo?
“Per l’olio, circa 50 aziende per un corrispettivo di circa 500 mila litri di prodotto”.
– Quali sono le categorie di prodotto meno presidiate dal bio veg?
“Per alcune categorie di prodotto, il bio rappresenta ancora il 3-4% del totale di mercato. Lì bisogna crescere. Sono, peraltro, le categorie sulle quali stiamo puntando con gli accordi di filiera di qualità. Olio, pomodoro e a seguire anche farina e frutta secca”.
– Si tratta anche di un lavoro di marketing e di riposizionamento sul mercato dei prodotti per aumentare i margini?
“Io non la vedrei così. Mangiare sano significa risparmiare in spesa sanitaria nel futuro. Inoltre saltare un passaggio intermedio, attraverso la selezione diretta, ci permette di ridurre il prezzo del 10% rispetto alla media di mercato. Tenga poi conto che, con gli obiettivi del Green Deal, che faranno crescere le superfici coltivate a bio, si potrà puntare su economie di scala che renderanno i prezzi ancor più democratici”.
– Intanto, però, oggi le famiglie escono dalla pandemia più impoverite di prima. Qual è il vostro target?
“Il nostro target sono tutte le famiglie. Il bio non è qualcosa di alternativo all’alimentazione ordinaria e questo concetto si è ormai consolidato dal momento che i consumi, in questo settore, si sono spinti abbastanza negli ultimi anni”.
– Qual è il bilancio della pandemia per la vostra azienda?
“Ne usciamo rafforzati. Abbiamo chiuso il 2020 con una crescita del fatturato del 10% e, nei primi sei mesi del 2021 abbiamo già raggiunto una crescita del 10%”.
– A cosa è dovuto questo trend positivo?
“Penso che il Covid abbia rappresentato, fra l’altro, un momento di riflessione collettiva. Il consumatore oggi ha bisogno di essere rassicurato. Cerca prodotti sani e che garantiscano salubrità. È disposto a spendere un po’ di più, magari compra meno ma evita sprechi. C’è stato uno spostamento di valori che combacia perfettamente con la nostra filosofia aziendale”.
– Quali altre novità nel 2021?
“Continuiamo a lavorare sui packaging sostenibili con l’obiettivo di arrivare ad averli tutti al 100% riciclabili. Oggi abbiamo ancora una piccola percentuale, circa il 3-4% del pack, che va ancora in indifferenziata. Con alcune gamme di prodotto poi lavoriamo con la carta. L’anno scorso abbiamo iniziato con la pasta e quest’anno, estenderemo queste confezioni anche alla frutta secca e ad alcuni biscotti. Dopo l’estate, inoltre, siamo pronti ad uscire con una nuova passata di pomodoro del tutto inedita sul mercato perché basata su una nuova varietà che oggi è particolarmente apprezzata dai consumatori”.
Mariangela Latella