Quando il biologico si coniuga con l’inclusione nasce l’agricoltura sociale, un fenomeno diffuso in Europa e in Italia, ma forse poco visibile. “Negli ultimi anni – spiega Salvatore Cacciola, presidente di BioAs, l’Associazione nazionale di BioAgricoltura Sociale – abbiamo registrato una carenza di attenzione al fenomeno, per questo abbiamo organizzato tre giornate di apertura delle nostre aziende”.
Il 4, 5 e 6 aprile, durante l’evento Porte Aperte, 42 aziende associate a BioAs in 8 Regioni hanno accolto i cittadini offrendo degustazioni, workshop, percorsi di educazione alimentare, ecologia integrale e biodiversità. “Il nostro intento – precisa – è stato quello di raccontare gli intrecci originali tra scelte etiche e capacità di produrre”.
Tante le esperienze virtuose che aderiscono all’iniziativa. In Lombardia, per esempio, hanno partecipato Oikos e Alchimia, che aderiscono al Biodistretto di Agricoltura Sociale di Bergamo e che gestiscono un’area di 9 ettari, metà coltivata a vitigni locali per la produzione di vino biologici, l’altra metà dedicata a orti sociali, parco giochi, frutteto didattico, mercato agricolo e punto ristoro con cucina estiva, attraverso l’inserimento lavorativo di persone fragili. “Il nostro – spiega Frida Tironi – è uno spazio dove le persone possono sentirsi a casa a contatto con la natura”.
A Roma opera Agricoltura Nuova, azienda biologica e biodinamica, dalle numerose produzioni e attività aperte al pubblico, che fa lavorare giovani con disagio mentale. “Alcuni dei nostri formaggi – racconta Mauro Gardini – sono stati premiati e abbiamo clienti importanti. Il mercato snobba l’agricoltura sociale, ma se offre una produzione di qualità, lo apprezza. In questa occasione noi sveliamo che una cinquantina di ragazzi con problemi e disabilità producono il buon cibo che finisce sui mercati di Roma quotidianamente. Per noi è un’opportunità per far conoscere chi di solito lavora nel silenzio”.
La Cooperativa Sociale don Milani, ad Acri in Calabria, ospita anziani con autonomia limitata, coinvolgendoli nello svolgimento delle attività agricole biologiche. “Il nostro scopo – sottolinea Nello Serra – è dare di più a chi ha meno e soddisfare bisogni della nostra comunità. Le nostre attività incidono sulla qualità della vita in tutte le sue espressioni”.
In Sicilia, infine, è attiva l’Arcolaio, costituita per favorire l’inserimento lavorativo dei detenuti nel carcere di Siracusa. “Siamo partiti – racconta Giuseppe Pisano – dalla trasformazione di prodotti agricoli del territorio, in particolare la mandorla, per realizzare piccola pasticceria e snack salati. Poi abbiamo iniziato un progetto di agricoltura sociale fuori dal carcere in un terreno sui Monti Iblei dove coltiviamo erbe aromatiche, occupandoci di inserimento al lavoro di ex detenuti, migranti, giovani disoccupati”.
Le giornate del 4, 5 e 6 aprile sono state l’occasione di conoscere dall’interno queste ed altre realtà che sono aperte tutto l’anno, ma che in questa occasione avviano un dialogo speciale con le comunità locali.
Elena Consonni