Crescere per crescere? No grazie. Parola di Bruno Sebastianelli, presidente della cooperativa “La Terra e il Cielo”. Sul tema crescita del mercato, Sebastianelli ha le idee chiare e aggiunge: “La crescita risiede nei marchi privati della GDO e nei discount. Un dato preoccupante che deprezza i prodotti biologici a danno dei produttori”.
L’idea della cooperativa “La Terra e il Cielo”, con sede ad Arcevia (AN), nasce negli anni ‘70 intorno ad uno dei primi negozi macrobiotici nati in Italia, “Erb e Sument” di Senigallia. Oggi l’attività della cooperativa è legata ad una carta dei valori ambiziosa, alla ricerca di un prodotto legato alla bellezza di un territorio. “Noi vogliamo un biologico carico di valori, un biologico a 360 gradi, per concludere nuovi stili di vita e una nuova economia più giusta, più etica e più solidale” racconta Sebastianelli.
– Ma cominciamo dall’inizio…
“Personalmente ho iniziato a fare agricoltura biologica nel 1978, ho iniziato a fare gli ortaggi per il negozio di Senigallia. All’interno di questo negozio è maturata l’idea della cooperativa, con i due soci responsabile del negozio soci fondatori. Dopo gli impegni politici e sociali degli anni 70, in diversi, allora giovani, si è deciso di ritirarci in campagna per sperimentare una nuova agricoltura rispettosa dell’ambiente, dell’operatore agricolo e del consumatore. Prima di iniziare l’avventura in cooperativa nel 1980, personalmente ho partecipato al primo seminario di biodinamica che si è tenuto in Italia alle Cascine Orsine nel 1978 e poi gli anni successivi in varie parti in Italia. Da qui è venuto l’impulso forte per la costituzione della cooperativa, però c’era un piccolo problema, zero esperienza agricola, ma la cosa più grave zero risorse finanziarie!”
– Come avete risolto?
“Ci siamo messi alla ricerca di terreni pubblici e abbiamo scoperto che il Comune di Senigallia, a quei tempi, aveva tanti terreni che gestiva direttamente tramite un ente chiamato allora IRAB (Istituti Riuniti Assistenza e Beneficenza) che raggruppava tutte le donazioni ricevute nel passato all’ospedale e orfanotrofio. La fortuna ha voluto che con la nostra insistenza e con il progetto di agricoltura biologica, siamo riusciti a convincerli a concederci in affitto 3 appezzamenti di terreno, con 3 case coloniche nel comune di Senigallia, 32 ettari in totale, così è potuta partire l’esperienza. Abbiamo da subito applicato l’agricoltura biodinamica, siamo stati i primi in Italia ad avere il marchio Demeter sulla pasta. Nonostante diverse difficoltà, la cooperativa è cresciuta. Già negli anni ‘80 abbiamo iniziato le prime vendite all’estero e la produzione dei 32 ettari non era più sufficiente, pertanto abbiamo trasformato la cooperativa da conduzione terreni a cooperativa di soci conferitori e lavoratori. Abbiamo partecipato alla costituzione della FIAO, prima e di FEDERBIO dopo. Oggi rappresentiamo 106 soci tra lavoratori e conferitori”.
– Inizialmente a che canali di vendita vi siete rivolti?
“All’inizio si vendeva esclusivamente nei negozi specializzati nel biologico. Eravamo contrari a qualsiasi altra forma del mercato. Oggi commercializziamo i nostri prodotti, pasta in primis, ma anche caffè d’orzo, farine, cereali, legumi, passata di pomodoro, pelati, marmellate, birra, taralli in 13 Paesi esteri, in tutta Italia nei negozi specializzati del biologico, catena NaturaSì e indipendenti, GAS, e localmente, per incentivare un’economia più locale, anche nelle catene della GDO della Regione Marche”.
– Cosa ricomprende il vostro catalogo commerciale biologico?
“Materie prime conferite dai soci circa 15.000 quintali. Il prodotto di punta è la pasta, per un quantitativo di circa 8.000 quintali”.
– Quali sono i principali risultati che avete raggiunto in questi anni?
“Tra i numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali di cui andiamo fieri: concorso paste biologiche Italiane 1° classificato; Altroconsumo: miglior pasta integrale Italiana; Okotest Germania miglior pasta biologica Italiana; Ethical consumer miglior pasta etica in Inghilterra”.
– Cosa rappresenta per voi il biologico?
“Il biologico per noi rappresenta un punto di partenza minimo in continua evoluzione, oggi più che mai dichiarare biologico un prodotto non è più sufficiente. Il nostro motto è differenziarci con un biologico a 360°, un biologico etico. Per questo abbiamo promosso nel 2014 la nascita dell’associazione “Rete Humus” riconosciuta dall’IFOAM, con regole più stringenti che rispecchiano la nostra carta dei valori. Il biologico generico si sta sempre più ‘convenzionalizzando’ e industrializzando”.
– Come ha impattato l’emergenza Covid-19 sulla vostra attività?
“Il Covid nel 2020 ha impattato positivamente con un aumento delle vendite del 20%, nel 2021 le vendite si sono normalizzate”.
– Come vedete gli sviluppi del mercato del Bio più in generale?
“In generale il mercato dei prodotti biologici è in aumento, però osservando i fatturati delle più importanti aziende di produzione e commercializzazione dei prodotti biologici in Italia si nota che è in diminuzione, fatta eccezione per il 2020, anomalo causa Covid. Quindi? Dove è l’aumento? Tutto l’aumento è nei marchi privati della GDO e nei discount. Questo dato degli ultimi anni è veramente preoccupante, sta deprezzando tutti i prodotti biologici a danno dei produttori”.
– Cosa fate per preservare l’ecosostenibilità?
“Migliorare la fertilità del terreno. Ridurre l’emissione di CO2 nella pratica agricola, di trasformazione e commerciale. Investire in costruzioni in bioedilizia. Utilizzare, come fonte energetica il fotovoltaico da 80 kw che soddisfa il nostro fabbisogno energetico”.
– Quali sono i vostri obiettivi futuri? Avete progetti in cantiere?
“Certo, tra questi: la digitalizzazione della filiera con la blockchain alimentare, per rendere più trasparente la nostra filiera, un nuovo packaging sostenibile totalmente smaltibile nella carta, certificata FSC per l’ecosostenibilità, lo sviluppo di un’economia più locale nei piccoli negozi in ogni comune delle Marche, uno spaccio aziendale e l’e-commerce”.
– Prevedete novità di prodotto?
“Sì: una nuova linea prodotti da forno, una pasta bianca con grano duro da popolazioni evolutive, nuovi formati di pasta e nuove farine”.
– Se dovesse scegliere parole per descrivere il futuro dell’azienda, cosa direbbe?
“Non vogliamo crescere per crescere, ma vogliamo crescere nel modo giusto nel rispetto di tutti gli attori della filiera, dal campo alla tavola”.
Stefania Tessari