La gestione bio della vite è comparabile a quella integrata, lo dice uno studio pluriennale

STANDARD PER SITO GREENPLANET (7)

Condividi su:

Facebook
Twitter
LinkedIn

La gestione biologica della vite permette di ottenere risultati produttivi e sanitari comparabili alla gestione integrata. Inoltre l’impatto ambientale delle singole gestioni agronomiche, quantificato mediante l’utilizzo delle impronte di carbonio, azoto e acqua, ha permesso di evidenziare la maggiore sostenibilità in vigneto. È quanto emerso dalla sperimentazione durata oltre dieci anni nel campus di San Michele all’Adige, in Trentino.

Si tratta di uno studio pluriennale di confronto gestioni in vigneto iniziato nel 2011 presso il vigneto “Pozza” della Fondazione Mach, condotto dall’Unità Agricoltura Biologica del CTT e supportato dall’Azienda agricola Fem, dall’Unità trasformazione e conservazione e dall’Unità chimica vitienologica e agroalimentare. Dal 2019, inoltre, lo studio conta anche la collaborazione con l’Università della Campania e con l’Università della Tuscia.

“Il sito oggetto di studio – ha spiegato Daniele Prodorutti, responsabile dell’Unità agricoltura biologica – è rappresentato da un vigneto Fem coltivato con Pinot bianco e Riesling Renano e allevato a pergola semplice trentina. Le valutazioni hanno interessato: performance vegeto-produttive del vigneto, sanità delle uve, qualità dei mosti e vini, fertilità chimica e biologica del suolo, impronta ecologica dei sistemi di gestione”.

La vigoria delle viti è risultata tendenzialmente inferiore nelle gestioni biologiche, pertanto, per il mantenimento dell’equilibrio vegeto-produttivo della vite, è necessario – sottolinea Fem – prevedere un’ottimizzazione delle strategie di fertilizzazione mediante l’integrazione dei diversi input organici. Relativamente alla fertilità chimica del suolo e alla disponibilità di nutrienti, la gestione biologica ha complessivamente equiparato la gestione integrata.

L’applicazione di letame maturo ha fornito potassio al suolo e l’erbaio da sovescio si è rivelato una valida strategia agronomica in termini di rilascio di azoto minerale nelle fasi fenologiche di maggiore fabbisogno per la vite. Inoltre, lo studio ha messo in evidenza la capacità delle matrici organiche di sequestrare carbonio nel suolo. La biodiversità microbica, indicatore di fertilità biologica e stabilità ecosistemica, è risultata maggiore nella gestione biologica con sovescio. La composizione della comunità di batteri, funghi e oomiceti si è differenziata per ciascuna gestione.

Fonte: ANSA

Seguici sui social

Notizie da GreenPlanet

news correlate

INSERISCI IL TUO INDIRIZZO EMAIL E RESTA AGGIORNATO CON LE ULTIME NOVITÀ