Dove non arriva l’ICQRF arrivano i Nuclei antisofisticazioni e tutela della salute, che operano in seno all’arma dei Carabinieri e contribuiscono, insieme all’Ispettorato centrale repressioni frodi del MIPAAF a verificare e controllare la veridicità delle certificazioni sul bio. Ovviamente i NAS possono intervenire anche a seguito di segnalazioni.
“Il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute svolge compiti di verifica e indagini su materie riconducibili alla sicurezza alimentare e veterinaria, al settore sanitario, ospedaliero ed assistenziale, alla filiera del farmaco e prodotti ad uso sanitario”, fa sapere il Tenente colonnello dei NAS Pasqualino Clemente. Continua illustrando un quadro delle attività principali del Comando: “In particolare, nell’ambito della filiera alimentare, le verifiche sono finalizzate principalmente alla tutela della salute e della sicurezza del consumatore per ciò che riguarda l’ambito delle acque e delle bibite, degli alimenti dietetici, di carni e allevamenti, di conserve alimentari, farine, pane e pasta; latte e derivati; olio e grassi; prodotti fitosanitari e per l’agricoltura; prodotti ittici, vini e alcolici e la ristorazione”.
Fatte queste premesse, è coretto sostenere che il Comando Carabinieri per la tutela della salute “concorre nella vigilanza dei prodotti biologici, verificando la sussistenza e veridicità delle certificazione bio e la loro conformità alla normativa di settore nell’intera filiera di produzione, trasformazione, commercializzazione, vendita e somministrazione di prodotti biologici”, spiega ancora il Tenente colonnello.
Le irregolarità maggiormente riscontrate riguardano, quindi, “gli illeciti penali riconducibili alla produzione di atti e documenti falsi, come ad esempio la falsità materiale di una certificazione biologica, la truffa e la frode nell’esercizio
del commercio – sottolinea Clemente – In diversi casi è stato altresì riscontrato l’utilizzo di agrofarmaci non autorizzati per determinate culture, in violazione delle normative amministrative di settore”.
Tra il 2021 e il 2022, i NAS hanno effettuato una serie di attività nel mondo del biologico.
A novembre 2021, ad esempio, è stato denunciato il legale responsabile di un’azienda agricola biologica, nella provincia di Lecce, responsabile di aver posto in vendita pesto al basilico, di produzione propria, invaso da muffe; in quell’occasione sono stati sequestrati 6 kg di pesto.
Sempre lo scorso anno è stato segnalato all’Autorità sanitaria ed amministrativa il titolare di un’attività di produzione e vendita di prodotti bio, a Parma, “responsabile di aver detenuto materie prime e prodotti alimentari (farina, condimenti a base vegetale, sciroppi e prodotti da forno), destinati al ciclo produttivo, in parte recanti in etichetta la data di scadenza decorsa ed in parte privi delle indicazioni obbligatorie riguardanti la rintracciabilità (nome ed origine del prodotto, data di produzione, ecc.)”. Nel corso del controllo sono state riscontrate carenze igienico sanitarie, soprattutto nel magazzino e nel laboratorio di produzione: ragnatele e prodotti alimentari a diretto contatto con il pavimento.
Ancora nel 2021 sono state sequestrate 172 confezioni di confettura commercializzate da una società agricola che si trova nella provincia di Vicenza: in questo caso gli alimenti erano etichettati come biologici benché l’azienda fosse sprovvista di certificazione bio. Nella provincia di Rovigo un’altra attività di produzione di conserve vegetali di pomodoro e di frutta biologiche è stato segnalato per le scarse condizioni igienico-strutturali.
L’attività più recente risale al gennaio 2022, quando i NAS di Torino hanno sequestrato 297.700 kg di avena biologica che si trovava in un deposito non autorizzato in pessime condizioni igieniche e 195.000 kg di “avena convenzionale”, anche in questo caso collocata in un deposito non autorizzato, proveniente dalla Lituania, ma etichettata, per la commercializzazione, come “avena biologica”; e ancora 280.000 kg di avena contenuta in silos sprovvisti di indicazioni relative a tipologia e tracciabilità e 5.900 kg di scarto di prodotto alimentare derivante da precedenti lavorazioni, destinato alla rimacinatura per la successiva commercializzazione come “pasta secca biologica” (vedi news). Rispetto a quest’ultimo caso, tuttavia, ci viene segnalato che nel procedimento penale conseguente a tale sequestro, il Pubblico Ministero della Procura di Torino ha accolto in data 7 febbraio il dissequestro integrale di quanto sequestrato dai NAS, per poi procedere con l’archiviazione del procedimento e delle accuse in data 3 marzo 2022.
Andando indietro di qualche anno i NAS di Bologna avevano intrapreso nel 2018 un controllo sulla filiera biologica e in quel caso erano state sequestrate materie prime destinate alla produzione di integratori alimentari in una ditta all’ingrosso del cesenate.
Chiara Affronte