L’insostenibilità della crisi

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Avremmo preferito occuparci, in questa breve nota settimanale, delle vacanze sostenibili, commentando alcune notizie curiose che arrivano dagli Stati Uniti dove l’argomento è di gran moda, o dell’impatto non solo mediatico ma anche ambientale delle Olimpiadi che partono in queste ore a Londra, invece è d’obbligo tentare una riflessione sulla crisi economica perché la situazione in Europa e in Italia sta raggiungendo livelli allarmanti con riflessi drammatici sulla vita se non della maggioranza dei cittadini almeno su una fascia crescente della popolazione.

 

Le manifestazioni dei giorni scorsi a Madrid e in altre città spagnole contro i tagli imposti dal governo per salvare lo stato dalla bancarotta (default, la chiamano gli esperti) hanno messo a nudo una realtà drammatica, di cittadini con lo stipendio decurtato, di pensionati che con i soldi non arrivano alla fine del mese, di disoccupati con una famiglia da mantenere, di giovani senza speranze per il futuro.

Sono scesi in piazza anche insegnanti, funzionari pubblici, persino i militari (che hanno scelto l’obbedienza per mestiere ma che debbono pure sbarcare il lunario). Cose del genere si erano viste anche in Grecia, qualche mese fa, ma la Spagna, a differenza della Grecia, è un Paese di grande peso economico e demografico in Europa per cui ciò che succede a Madrid ha conseguenze dirette su tutte le capitali europee.

L’Italia è messa un po’ meglio della Spagna ma non mancano situazioni simili nei due Paesi: la bancarotta di alcune regioni spagnole non è diversa dal fallimento della gestione dell’economia pubblica siciliana e molti dei nostri enti locali vivono momenti di grande difficoltà. Si parla di tagli pesanti della sanità: una scelta incivile.

Ora sappiamo che l’economia è una delle gambe su cui si regge il tavolo della sostenibilità. Ambiente, energia, economia: se anche uno solo di questi elementi non è sostenibile, la sostenibilità non esiste. Ed è chiaro che oggi l’economia, anzi la crisi economica è diventata insostenibile. Chiaro è pure che l’Europa deve darsi regole nuove, più omogenee, più solidali altrimenti uscirà da questa crisi con le ossa rotte trascinando in una situazione difficile tutti gli europei, anche i cittadini degli Stati meno colpiti dalla recessione.

L’economia verde in Europa è in fase di decollo, sembra anti-ciclica ovvero al riparo della tempesta finanziaria, eppure non è abbastanza solida oggi per essere la chiave di volta, la via d’uscita. E’ però una componente fondamentale del pacchetto di iniziative da incentivare per cominciare a frenare questa discesa verso la povertà. Forza Europa, serve il coraggio di svoltare.

Antonio Felice

editor@greenplanet.net

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