È Lillo Alaimo Di Loro il nuovo presidente di Italia Bio, l’Associazione nazionale dei produttori biologici italiani che riunisce diverse realtà, singoli produttori, associazioni di bio agricoltori, cooperative, consorzi e distretti del cibo. Alaimo Di Loro succede a Ignazio Garau, tra i fondatori dell’Associazione, che si occuperà di seguire i lavori della Consulta dei distretti del cibo, di cui Italia Bio è stata promotrice. Fanno parte del Consiglio direttivo di Italia Bio Roberto Iamotti e Salvatore Ciulla.
“Sono contento per la fiducia che i colleghi del bio hanno riposto in me anche se mi rendo conto della grande responsabilità che ciò comporta e mi auguro di essere all’altezza del ruolo che mi è stato conferito– ha affermato il neopresidente -. L’Italia, con quasi due milioni di ettari di superfici agricole utilizzabili e certificate in biologico (ISMEA 2020) e con 80.643 imprese biologiche, riveste in Europa e nel mondo un ruolo leader nel settore facendo registrare un trend in continuo aumento sia in termini di superfici e produzioni, sia di consumi. Sono, infatti, sempre più gli italiani che scelgono il bio e premiano con le loro scelte quotidiane la sostenibilità”.
Tre i punti fondamentali sui quali Italia Bio è già al lavoro: il riconoscimento dei meriti ambientali ai territori a forte vocazione biologica e creazione delle zone franche dalla chimica (le cosiddette “chemical free”); la riforma del sistema di certificazione con l’azzeramento del costo di certificazione a carico delle aziende; il potenziamento dei sistemi economici territoriali nella direzione dell’economia circolare e solidale, attraverso la logica dei distretti del cibo.
“È il momento – conclude Lillo Alaimo Di Loro – di cogliere l’opportunità di un cambiamento profondo dei sistemi di produzione e pensare a un modello economico orientato alla solidarietà e ai corretti stili di vita. L’agricoltura biologica può certamente indicarci la strada”.
Il neopresidente è intervenuto anche in merito ai gravi e pesanti attacchi al modello di produzione biologica e alle grandi opportunità che questa rappresenta: “È evidente che il futuro dell’agricoltura e dell’umanità dipende da una conversione radicale e complessiva del modello di produzione che deve imparare a fare a meno di fonti energetiche fossili e fitofarmaci soprattutto di sintesi: le prime perché “non inesauribili” e i secondi perché nefasti per l’uomo e la fertilità dei suoli. – ha affermato – Con ragionamenti ora approssimativi, ora semplicemente pretestuosi e interessati, si sostiene che l’agricoltura biologica non sia in grado di provvedere al fabbisogno alimentare dell’intero pianeta. Ma bastano davvero pochi numeri per spiegare, qualora ve ne fosse bisogno, quanto ciò non sia vero. Secondo la Federazione internazionale per l’agricoltura biologica (IFOAM) – ha spiegato Alaimo Di Loro – la superficie attualmente destinata all’agricoltura biologica nel mondo è di circa 43,1 milioni di ettari, circa l’1% di tutti i terreni coltivati che, complessivamente, sommano 4,4 miliardi di ettari (dato FAO). Ad oggi, dunque, la responsabilità di quel 12,6% di popolazione mondiale che soffre e muore a causa della fame (secondo FAO, 821 milioni di persone non hanno accesso al cibo mentre un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato) non può certo essere attribuita all’agricoltura biologica. Di contro, possiamo affermare invece che circa l’80% della popolazione che ha accesso al cibo, si nutre di agricoltura familiare, condotta in gran parte dalle donne”.
Secondo la FAO, infatti, le aziende familiari per l’auto-sostentamento sono oltre il 90% di tutte le aziende agricole mondiali e producono circa l’80% in termini di valore del cibo consumato al mondo.
“Significa – ha proseguito Alaimo Di Loro – che l’80% della popolazione del mondo si nutre già grazie a una agricoltura che non fa uso di fitofarmaci e fertilizzanti chimici. Modello produttivo ben lontano dall’agricoltura industriale e molto vicino, invece, al modello di agricoltura biologica che rappresenta almeno l’81% dell’agricoltura mondiale, se includiamo il nostro smilzo 1% di biologico certificato, e provvede a sfamare buona parte dell’umanità con il minimo impatto ambientale possibile, senza veleni e a bassa entropia. Italia Bio ha una missione da compiere: dare voce al grande movimento del biologico italiano nel quale già 80mila aziende e operatori si spendono per dimostrare ogni giorno che la qualità ambientale e salutistica dei prodotti bio è una grande opportunità etica, solidale ed economica ed offre l’unica prospettiva che guardi al futuro. Non rimane – ha concluso – che aprire un’interlocuzione del buon senso con le tante persone che in Italia si rispecchiano in questa linea e avviare un tavolo tecnico con i decisori politici istituzionali per riconoscere i meriti del modello italiano e consolidarlo il più possibile”.
Fonte: Ufficio stampa Italia Bio