Sono in corso a Beirut due giornate di meeting delle società IMC (Istituto Mediterraneo di Certificazione) operanti nell’area del Mediterraneo (Italia, Turchia, Egitto, Tunisia, Marocco e Libano), di cui Consorzio il Biologico di Bologna, rappresentato dal presidente Lino Nori (nella foto), è il capogruppo. È presente anche la società di certificazione CCPB srl.
Gli incontri in corso nella capitale del Libano permettono di verificare le opportunità di crescita e il ruolo che il progetto IMC può giocare nell’importante area geografica del Mediterraneo.
A dieci anni dall’avvio del progetto IMC Fabrizio Piva, amministratore delegato di CCPB srl, spiega il senso di queste giornate: ‘Sette organismi di certificazione che operano nel bacino del Mediterraneo, prevalentemente a supporto del settore biologico, stanno ragionando insieme sullo sviluppo del settore e pianificano strategie comuni per estendere al Mediterraneo gli elementi che hanno fatto dell’Italia uno dei principali attori a livello mondiale.
In quest’ottica lunedì 2 luglio è in corso un incontro, presenziato dall’ambasciatore Giuseppe Morabito e da rappresentanze del ministero dell’Agricoltura e del ministero del Commercio Libanesi, con le realtà dell’agroalimentare e della distribuzione locali. Vengono inoltre presentati gli accordi di partenariato siglati tra l’Istituto Mediterraneo di Certificazione (IMC), le società locali di certificazione costituite in partenariato da IMC in Libano, Turchia, Egitto, Tunisia, Marocco, le società italiane di certificazione, tra cui CCPB srl. Accordi che riguardano in particolare la qualità e la sicurezza alimentare e puntano al trasferimento delle competenze maturate dal sistema di certificazione italiano all’area euro-mediterranea.
‘L’occasione è importante – sottolinea Piva – alla luce del nuovo regime di importazione che l’UE ha inaugurato con il 2012, uno strumento che può favorevolmente essere sfruttato dalle imprese che sulle due sponde dello stesso mare intendono utilizzare un approccio credibile ed in linea con l’esigenza di fornire supporto anche alle imprese italiane che in questi Paesi hanno investito risorse umane e finanziarie”.