Le associazioni del biologico, AIAB, Assobio, Associazione per l’agricoltura biodinamica e Federbio, hanno sottoposto al ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, un ‘biodecalogo’ che punta ad accelerare la transizione agro-ecologica applicando pienamente le norme della legge approvata a inizio marzo e nello stesso tempo fornire al Paese una ‘riserva strategica’ agricola che permetta di fronteggiare le varie crisi che hanno colpito le nostre società, da quella climatica alla pandemia, fino alla guerra.
“Il bio è sicuramente un settore strategico per il Paese – ha detto Patuanelli -, non solo a parole ma anche nei fatti e la legge sul bio e le risorse che arrivano dalla PAC lo dimostrano. Per fare funzionare bene la strategia italiana sul bio servono tre elementi. Innanzitutto le risorse e qui c’è l’dea del Piano strategico nazionale che è un programma zoppo dal momento che manca di due anni con la conseguenza che ha risorse nuove che dovranno essere allocate con regole vecchie. In questo quadro la legge sul bio è un elemento positivo che sarà corroborato dal Piano di azione nazionale perché le risorse sono, sì, necessarie, ma non sufficienti. Senza risorse, senza un coordinamento quadro a livello nazionale, senza una strategia si rischia di andare verso la direzione sbagliata e perdere il vantaggio acquisito sul mercato che abbiamo rispetto alle altre Nazioni europee. Oggi dobbiamo stare attenti a non farci sorpassare”.
L’occasione della presentazione del biodecalogo è stato il convegno ‘È l’ora dell’agricoltura bio, una risorsa strategica per uscire dalla crisi’ tenutosi ieri pomeriggio a Roma e organizzato dalle associazioni del biologico (vedi news).
“È il momento di dare le gambe agli obiettivi stabiliti dalla legge – dicono i presidenti delle associazioni – attraverso la definizione del Piano d’azione nazionale del biologico previsto sia dalla legge che dal Piano Strategico Nazionale della PAC. Il momento decisivo è adesso visto che da qui al 2027, saranno messe in campo una notevole quantità di risorse per favorire lo sviluppo del biologico. Si parla di quasi 3 miliardi di euro, considerando i finanziamenti contenuti nel Fondo per il biologico, nel PNRR e nel Piano Strategico Nazionale della PAC. È essenziale che queste risorse vengano spese bene, in maniera programmata e integrata, per garantire la crescita del settore”.
Il biodecalogo guarda ad una prospettiva innovativa del settore. Si parla di filiere di Made in Italy Bio fondate sul giusto prezzo per agricoltori e consumatori; di fiscalità ambientale e crediti di imposta per i costi di certificazione per abbattere i prezzi al consumatore senza costi aggiuntivi per le imprese; distretti biologici per favorire sistemi locali di produzione e consumo e valorizzare il territorio rurale a partire dalle aree interne e dalle aree naturali protette; incentivazione delle imprese agricole che integrano attività agricole, zootecniche e forestali, capaci di favorire la biodiversità e chiudere il ciclo dei nutrienti; ricerca, innovazione, formazione e consulenza per supportare gli agricoltori e i territori nella transizione al bio; sviluppo della ristorazione collettiva attraverso organizzazioni di prodotto e strumenti adeguati d’informazione e consulenza; comunicazione e campagne d’informazione ai cittadini per conoscere i valori del bio e favorire l’aumento dei consumi di biologico; innovazione digitale e piattaforma di tracciabilità unica in favore di consumatore; semplificazione burocratica e obbligo del biologico in aree protette ed EFA, ossia di interesse ecologico.
“Il boom di export agroalimentare registrato l’anno scorso – ha specificato Patuanelli -, con il record di 52 miliardi di euro di fatturato, ci dice che il nostro agroalimentare ha la capacità di penetrare i mercati esteri dove si genera valore. C’è voglia di Italia sui mercati esteri e questa voglia va sfruttata nel modo giusto anche con le produzioni di qualità e sostenibili come quelle bio. Tuttavia, oggi assistiamo ad un aumento delle importazioni di prodotto o di materie prime bio. Un altro tema importante che va affrontato e risolto nel quadro del piano di azione nazionale per il bio. Non dobbiamo pensare che la scelta oggi sia tra produzioni sostenibili economicamente e produzioni sostenibili per l’ambiente. È una scelta impossibile perché le due sostenibilità, anzi tre con quella sociale, non possono esistere l’una senza l’altra. Non ce lo possiamo permettere”.
L’aumento del costo delle materie prime e l’impoverimento delle famiglie, rende attuale il rischio che si possa retrocedere dai percorsi virtuosi innescati con fatica e che la crisi internazionale venga usata come pretesto per fare passi indietro nella transizione ecologica.
“Questo rischio va scongiurato prima possibile – ha affermato Patuanelli. Non succede nulla se rallentiamo la transizione ecologica mentre sarebbe disastroso rimettere in discussione tutti gli obiettivi della PAC. Prendiamoci del tempo per l’adeguamento alla transizione, estendiamone il tempo da due a tre anni ma non ha senso parlare di revisione strutturale di una programmazione settennale”.
Mariangela Latella