Osservatorio Bio: in calo in consumi del bio nonostante il +53% del fuori casa

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Quasi 2,2 milioni di ettari di terreni coltivati con metodo biologico e una crescita del 4,4%, con un’incidenza sulla SAU nazionale del 17,4%, la più alta in Ue. In aumento anche gli operatori (86.144), del 5,4% rispetto al 2021. Inoltre, le vendite di biologico nel mercato italiano hanno raggiunto i 5 miliardi di euro (luglio 2021-luglio 2022), di cui quasi 4 miliardi dai consumi domestici e oltre un miliardo dai consumi fuori casa.

Angelo Frascarelli, presidente di ISMEA, ha comunicato i numeri del bio durante le due giornate di convegno di Rivoluzione bio alla 34esima edizione del SANA, a Bologna, così come i dati rilevati da Nomisma.

Il numero su cui riflettere è quello legato ai consumi, che hanno subito una flessione dello 0,8%, dopo la pandemia, sebbene siano aumentati i consumi fuori casa del 53% e anche l’export, del 16%. La forte crescita dei consumi di biologico fuori casa viene confermata dalla presenza dei prodotti a marchio nelle dispense dei ristoranti e delle altre tipologie di pubblici esercizi. L’indagine di Nomisma, presentata al Sana, evidenzia che quasi otto ristoranti su dieci e sei bar su dieci utilizzano ingredienti biologici, soprattutto latte, ortofrutta, farine e uova. Molto diffusa anche la presenza di vini bio nella carta dei vini dei locali: l’85% dei ristoratori e più di sette baristi su dieci hanno affermato di proporre almeno un vino bio. La scelta del bio, secondo le indagini di Nomisma, sarebbe dettata da motivi etici o dalla convinzione che proporre bio dia un’immagine di innovazione alla propria attività.

Il punto è, però, che il bio è sempre stato caratterizzato da un notevole spread rispetto al convenzionale, che oggi invece si è assottigliato. Per questo è importante ridare fiducia ai consumatori, stimolando la domanda. “Il bio è una grande opportunità competitiva – ha sottolineato il sottosegretario Paolo De Castro – e bisogna impegnarsi per renderlo ancora più forte”.

Roberto Zanoni di AssoBio è entrato nel dettaglio dei consumi: “Se è vero che lo specializzato ha un po’ perso, è altrettanto vero che sono cresciuti molto gli acquisti di biologico nei discount e nei mercatini”. Importante, dal suo punto di vista, insistere nella promozione e nella comunicazione rivolta ai giovani, cominciando dalle scuole e dalle università, “perché il bio è il futuro”.

D’accordo su questo punto anche Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio: “Il bio deve essere la leva per cambiare il mondo agricolo e perché avvenga sono necessarie strategie politiche e piani che supportino la produzione che deve essere pagata col giusto prezzo in equilibrio con le esigenze dei cittadini”. Interessante i numeri elaborati da ISMEA sulla carne, il cui consumo nel biologico è in crescita, anche se meno presente sul mercato rispetto ad altri prodotti. “Se il dato sembra in contraddizione con la transizione ecologica – ha sottolineato Mammuccini – occorre dire che non lo è, poiché l’obiettivo deve essere la riduzione degli allevamenti intensivi per spingere una zootecnia sostenibile”.

Elena Panichi, capo unità agricoltura biologica DG AGRI Commissione Europea, si è soffermata, poi, su quanto messo in campo, appunto dalla Commissione, sul biologico: “Investire sul bio nelle mense pubbliche è uno degli strumenti fondamentali per una crescita sia immediata che di ritorno e quindi occorre aiutare le PA per incentivare questa direzione”.  I biodistretti possono dare un contributo, in questo senso, perché permettono un legame più stretto con il territorio, mentre gli ambasciatori europei dovranno lavorare e studiare modalità e buone pratiche per portare linfa vitale ai piani d’azione della Commissione sul bio.

Carlo Alberto Buttarelli di ADM ha, poi, ricordato come la società abbia dato il “proprio volto al bio” già da tempo ricordando che il 50% dei prodotti è a marchio distributore e cercando di presidiare anche i territori non solo sui grandi supermercati.

Edoardo Cuoco di IFOAM ha, infine, insistito sulla necessità di una veloce piena attuazione del Regolamento europeo e sulla necessità di una nuova legislazione sui fitofarmaci: “Ciò significa innovare e dotare i produttori degli strumenti naturali necessari”

Chiara Affronte

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