Gabrielli (Banca Etica): stessi valori di sostenibilità dietro al progetto finanziario con EcorNaturaSì

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Un prestito obbligazionario da 10 milioni di euro per sostenere l’agricoltura biologica, con un rendimento del 3% netto remunerato in buoni spesa (cibo) con chiusura della finestra di emissione a metà gennaio 2023. È il cuore del progetto finanziario – di cui avevamo parlato tempo fa su Greenplanet (vedi news) e presentato ufficialmente nei giorni scorsi durante Terra Madre Salone del Gusto 2022 – che mette insieme tre pezzi da novanta del mondo economico green: EcorNaturaSì, Slow Food e Banca Etica a sostegno del settore biologico e, in particolare, di uno dei suoi attori storici nel canale retail italiano, la catena NaturaSì.

L’idea di un prestito obbligazionario di EcorNaturaSì nasce un anno fa con la premessa (minimo comune denominatore delle mission di tutti e tre gli enti coinvolti) di abbandonare la logica dell’economia fine a se stessa e di spingere verso la consapevolezza che le scelte degli individui possono condizionare quelle dell’intera comunità.

Ne parliamo, in un’intervista esclusiva per GreenPlanet, con Nazzareno Gabrielli (nella foto di apertura), direttore generale di Banca Etica che per la prima volta sta collocando un prestito obbligazionario che non è suo ma di un’azienda sua cliente, EcorNaturaSì.

– Come nasce questo progetto congiunto?

NaturaSì è una nostra cliente di lungo periodo con cui condividiamo gli stessi valori di sostenibilità economica ambientale e sociale dell’attività di impresa. Da sempre siamo in rapporti più che commerciali e, in questo progetto siamo stati advisor per la costruzione del prodotto e abbiamo un accordo di collocamento sul mercato, in via esclusiva, di questo prestito obbligazionario.

– In che senso ‘in via esclusiva’?

Che siamo l’unica banca dove si può trovare questo prodotto finanziario che è in vendita anche direttamente presso alcuni punti vendita di EcorNaturasì.  Presso gli sportelli di Banca Etica le obbligazioni potranno essere acquistate – previa specifica analisi MiFID –  sia da persone fisiche sia da persone giuridiche purché siano già nostri clienti. Lo scopo del prestito è offrire una forma di investimento rivolto a chi vuole usare una parte del proprio risparmio per sostenere quella che si definisce economia rigenerativa. Naturalmente il prodotto è pensato per investitori ben informati e consapevoli dei rischi e delle opportunità.

– Possono aderire anche fondi di investimento?

Si, anche se i fondi di investimento non sono clienti che passano dalle filiali di una banca.

– Il progetto è stato definito un anno fa. Il rendimento allora ipotizzato è ancora in linea con i parametri di andamento del mercato finanziario attuale considerato che negli ultimi dodici mesi il mondo è completamente cambiato?

Confrontare il rendimento offerto con i tassi di questi giorni rischia di essere fuorviante. Questo prodotto viene proposto sul mercato oggi dopo aver svolto tutto il rigido iter di tutela verso i risparmiatori e dopo l’approvazione del prospetto informativo da parte di Consob. Si tratta di un prestito obbligazionario subordinato: questo significa che che il suo rimborso, nel caso malaugurato di problemi finanziari per l’emittente, avviene successivamente a quello dei creditori ordinari. Pertanto è un prodotto con un certo grado di rischio, adatto solo a una clientela con competenze finanziarie buone o elevate, in grado di comprendere rischi e opportunità. La profilazione dei clienti da questo punto di vista avviene grazie al questionario MiFID che permette di individuare l’esperienza finanziaria del potenziale investitore, a sua stessa garanzia.

– Questo strumento si aggiunge a tutti gli altri messi in piedi dall’Unione europea per lo sviluppo del settore biologico. La domanda sorge spontanea: il bio ce la fa a stare in piedi da solo? Ovvero, perché scommettere su produzioni che, con il cambio climatico in atto, hanno alzato l’asticella del rischio agricolo e che devono fare in conti con la grande variabile delle scelte di acquisto dei consumatori?

Le incognite di cui parla, rischio agricolo o l’andamento della domanda di determinati prodotti, fanno parte del rischio di impresa che nel caso del settore agricolo vedono da sempre di politiche di supporto e sostegno. La società EcorNaturaSì ha dichiarato che l’emissione nasce per sostenere le filiere di approvvigionamento biologico. Come Banca Etica, premesso che finanziamo solo soggetti con impatto sociale e ambientale positivo, da un punto di vista di analisi di mercato guardiamo ai trend del settore del biologico che, negli ultimi anni, è in continua crescita anche dal punto di vista della domanda. La stagnazione della domanda di bio che si registra oggi sembra un fatto congiunturale peraltro generalizzato. Per rispondere alla sua domanda, se il bio sta in piedi da solo, bisognerebbe avere la sfera di cristallo. Ad oggi sappiamo che è un settore che viene da anni in cui ha visto una crescita costante dei consumi e in cui molte imprese, per questo, hanno convertito le produzioni a biologico (noi stessi abbiamo linee di credito specifiche per questo scopo). Ora le aziende come EcorNaturaSì pioniere del biologico genuino sono per Banca Etica un riferimento preciso per la propria azione di credito e sostegno a differenza di situazioni  che approcciano la filosofia del biologico soprattutto per esigenze di marketing e che magari hanno anche maggiore capacità di vendita o di penetrazione del mercato.

– Perché Banca Etica ha deciso di aderire a questa iniziativa?

“Fare finanza etica significa che ci preoccupiamo anche degli effetti non economici determinati dalle scelte economiche. Oltre a questa iniziativa con NaturaSì abbiamo anche altri pacchetti a sostegno del biologico e in generale del credito agricolo, per il quale abbiamo un ufficio dedicato. Finanziamo solo operazioni fatte da soggetti che documentano anche l’impatto ambientale della propria società. In questo senso, la produzione biologica, biodinamica o l’agricoltura sociale, sono tutte pratiche che convergono con la mission di Banca Etica perché si basano sulla volontà di costruire realtà economiche che promuovono anche impatti ambientali e sociali positivi. Nel 2021 abbiamo finanziato 128 organizzazioni per circa 22 milioni di euro per aziende che coltivano oltre 15mila ettari di terreno in bio. Negli ultimi anni abbiamo fatto due emissioni obbligazionarie per sostenere l’agricoltura biologica e prevediamo di aprirne altre nei prossimi mesi. Abbiamo, a tale proposito, un preciso impegno nel  piano strategico che prevede che i sottoscrittori sostengano, ad esempio, le conversioni in bio e tutte quelle attività agricole che abbiano un impatto sociale positivo”.

Il progetto

Le somme raccolte con il prestito obbligazionario saranno impiegate da NaturaSì per sostenere le aziende agricole e quelle di trasformazione nel migliorare le proprie strutture e fare investimenti a medio termine. Una parte del prestito verrà destinata alla ricerca e alla formazione di agricoltori, oltre ad accompagnare i più giovani a svolgere la propria attività nell’ambito dell’agricoltura biologica.  Si tratta, insomma, di uno strumento finanziario che dà la possibilità agli investitori di essere protagonisti attivi di un processo economico più equo, più sano e, soprattutto, in grado di garantire il cibo di oggi e di domani, creando una vera e propria comunità del cibo che parte dall’impegno e dalla volontà dei consumatori.

“Da più di trent’anni la nostra azienda opera nel settore del biologico e del biodinamico perché per noi l’unica economia immaginabile è quella che tiene conto dell’equilibrio dell’ecosistema in tutti gli anelli della sua catena. Non c’è benessere dell’uomo senza cura della comunità e non c’è cura della comunità senza rispetto per la terra. Noi viviamo di pane, non di denaro ed è necessario generare consapevolezza sulle scelte che facciamo quando riempiamo il carrello della spesa e quando dobbiamo gestire i nostri risparmi. Noi diamo per scontato che il cibo sia sempre a nostra disposizione quando abbiamo del denaro, ma gli ultimi eventi geopolitici e finanziari ci stanno chiamando ad occuparci oggi del nostro cibo di domani, affidando consapevolmente ad agricoltori virtuosi almeno una piccola parte dei nostri risparmi”, ha commentato Fabio Brescacin, presidente di NaturaSì (nella foto a fianco).

Siamo in una fase di cambiamento, che lo vogliamo o no, esso avverrà: a noi la decisione di essere parte della soluzione o del problema. Abbiamo bisogno di una politica che esca dalla logica del XIX secolo per entrare pienamente nel futuro che vogliamo: ispirato a valori di giustizia sociale, democrazia, eguaglianza e libertà. Anche l’economia e la finanza, così resistenti ad un profondo cambiamento, dovranno fare i conti col futuro: incentivare le capacità di ciascuno affinché a tutti sia data la possibilità di un pieno sviluppo delle proprie potenzialità, abilità e aspirazioni. Il paradigma che applichiamo al cibo, buono pulito e giusto per tutti, può applicarsi ad ogni aspetto della vita umana perché ha in sé il germe di un umanesimo ecologista, si ispira alle origini della vita stessa: la madre Terra, fonte di nutrimento e vita per tutti, indiscriminatamente”, ha dichiarato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia (nella foto a fianco).

Mariangela Latella

maralate@gmail.com

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