Talvolta sottovalutato nei reparti ortofrutta della grande distribuzione, il comparto dei funghi coltivati in Italia è in buona crescita, con consumi in tendenziale aumento nonostante si attestino ancora tra i più bassi in Europa con una media pro-capite di 2,5 chilogrammi annui.
Lo scenario in ogni caso è promettente e all’interno di esso il biologico rappresenta una nicchia con enormi opportunità, poiché molto attrattiva agli occhi dei consumatori sempre più attenti a valori legati all’eco-sostenibilità a 360 gradi, garantiti da un tipo di produzione controllata e bio. La filiera del fungo biologico inizia dal compost, da cui il fungo nasce, fino a seguirne tutto il ciclo di vita, durante il quale non viene applicato alcun trattamento chimico.
Tra i maggiori player in Italia, tra i primi ad avere intercettato questo tipo di domanda, c’è Funghi Valentina, azienda di Minerbio in provincia di Bologna, costituita nel 1980 e dal 2008 sul mercato del bio.
Green Planet ha intervistato Valentina Borghi, titolare di Funghi Valentina, per provare a capire se ci sono opportunità di crescita per il fungo bio nel nostro Paese.
‘A mio parere in Italia ci sono buone prospettive di crescita per il fungo bio, sull’onda di quello che è un vero e proprio boom generale del settore. Sicuramente i funghi – afferma Valentina Borghi – non fanno da traino a tale trend, e hanno un rebound più rallentato sia nelle quantità sia nelle declinazioni proposte, ma seguono la stessa tendenza’.
Funghi Valentina è l’unica fungaia ad avere una proposta bio per 365 giorni all’anno di Prataiolo (detto comunemente Champignon) bianco e crema. ‘La versione crema sta avendo molto successo negli ultimi anni perché più saporita e dall’appeal più ‘natural’, grazie ad una colorazione che richiama maggiormente le tonalità del sottobosco. Nonostante questo ad oggi la domanda nazionale propende ancora per la proposta bianca’.
Funghi Valentina è presente sui canali specializzati con il proprio marchio e in GDO anche come Private Label. Il fatturato, realizzato per la maggior parte sul mercato domestico, è attorno ai 6 milioni e 400 mila euro annui. Il biologico rappresenta il 10% delle vendite, per un giro d’affari di oltre 600 mila euro. ‘Oltre al mercato del fresco – precisa Valentina – sto riscontrando un forte interesse per il trasformato, sia da parte dei consumatori sia dal lato della produzione. Sebbene sia ancora una nicchia piccola, l’industria conserviera del bio credo abbia enormi potenzialità; in particolare è un discorso valido per i tartufai’.
Infine, rispondendo alla nostra domanda su quali possano essere le strategie da adottare per sostenere la crescita del comparto dei funghi biologici, Borghi non ha dubbi: valorizzazione del prodotto e del marchio oltre a tanta comunicazione. ‘Penso che il fungo bio – conclude – rappresenti un veicolo importante per la brand communication poiché il consumatore di biologico, essendo per sua stessa natura più attento e affine a tutti quei valori che si vogliono trasmettere, funge da ricettore importante per questo tipo di attività’.
Chiara Brandi