Nel 2018 un gruppo di agricoltori e frutticoltori francesi operanti in diverse regioni della Francia lancia una nuova etichetta che garantisca al consumatore “zero residui di pesticidi” su frutta e verdura. Il collettivo si chiama “Nouveaux Champs” e l’annuncio viene dato durante la fiera internazionale Fruit Logistica di Berlino.
Sono passati quattro anni e le vendite che il collettivo dichiara di rappresentare – con le sue 60 aziende e i 600 produttori nel 2021 – sono più del 25% della produzione totale, in aumento del 9%: “Sono stati commercializzati oltre 116 milioni di UVC (unità di vendita al consumo) etichettati come “Zero residui di pesticidi”, ha recentemente riferito il Collectif Nouveaux Champs a Reussir, il portale francese dedicato al mondo agricolo e delle filiere alimentari. Ed è sempre il collettivo a fare sapere che lo scorso anno un quarto dei francesi ha acquistato prodotti “Zero residui di pesticidi” e che sono già disponibili 200 referenze di cui 15 di vino. Oltre a ricordare che sono i membri stessi del gruppo a redigere il disciplinare e il sistema di riferimento per la qualità per ciascuno dei settori, grazie al lavoro di 200 ingegneri che si occupano di qualità e numerosi tecnici sul campo.
Inoltre, secondo uno studio redatto da FranceAgriMer, dipartimento riconosciuto da enti locali e nazionali e che si occupa di prodotti agricoli e ittici in collaborazione con il ministero dell’Agricoltura, il 47% degli intervistati ritiene che dare indicazioni sui pesticidi restituisce un’immagine positiva del reparto ortofrutticolo ai consumatori – al 20-27% – per i quali il “residuo zero” è un importante criterio, contro il 30% del biologico. Il 40% è disposto a pagare di più ( tra i 10 e i 3o cent/kg) per un prodotto ortofrutticolo residuo zero, inoltre, il 27% degli intervistati afferma di aver già visto nei negozi prodotti recanti la dicitura “Senza residui di pesticidi”, “Zero residui di pesticidi” o “Coltivati senza pesticidi”.
Insomma, l’etichetta “Zero residui di pesticidi” viene associata indubbiamente a qualcosa che porta un beneficio alla salute, innanzi tutto dei consumatori, poi degli agricoltori e infine per l’ambiente. I prodotti residuo zero danno rassicurazione al 74% dei consumatori intervistati (che hanno tendenzialmente redditi medi alti). Sono prevalentemente under 50 (il 46%); una famiglia francese su quattro ha acquistato un prodotto etichettato (fonte: Kantar Worldpanel, Strategir, Labels&Millennials Purpan) e i 18-35enni conoscono quasi tutte le etichette proposte sul mercato: nel 2021, nei reparti ortofrutticoli freschi (supermercati), il 18% dei quantitativi acquistati con etichetta “Zero residui di pesticidi” è stato fatto da under 35.
Occorre sottolineare che, ad oggi, in Francia i prodotti “residuo zero” sono presenti in tutte le catene e il collettivo sta avviando partnership importanti anche con la ristorazione; si sta anche studiando la possibilità di un’offerta all’ingrosso per ovviare in parte agli elevati costi richiesti dagli imballaggi sostenibili.
Il concetto “zero residui di pesticidi” garantisce al consumatore un prodotto che non conterrà più di 0,01 mg di pesticidi per chilo”, il motivo per cui il Collettivo francese si è costituito. “Vogliamo rispondere a una forte aspettativa della società, perché i consumatori sono sempre di più preoccupati per la propria salute”, le parole di Gilles Bertrandias, direttore generale di “Paysans de Rougeline, filiale di gruppi cooperativi del grande sud della Francia, alla costituzione del collettivo di cui è presidente.
Le altre sei società fondatrici sono Blue Whale, Oceane, Pomme Alliance, Larrère, Fruits & Compagnie e Lindor.
Chiara Affronte