Fileni, intervista esclusiva a GreenPlanet dopo le accuse di Report

Massimo Fileni

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Fileni apre il dibattito sulla zootecnologia sostenibile, approfittando, da leader nella produzione di carni bianche bio, del polverone sollevato dall’inchiesta di Report (vedi news). Non si sottrae alle domande di GreenPlanet e rilancia con proposte importanti che, sulla scia del percorso di transizione ecologica in attuazione della strategia europea della Farm to Fork, auspicano, fra l’altro, che la produzione agricola e quella zootecnica tornino ad essere considerate un’unica filiera.
Ne parliamo con Massimo Fileni, vicepresidente Fileni Alimentare S.p.A. che ha scelto GreenPlanet per aprire un dibattito, finora solo mormorato, sulla zootecnia sostenibile e sugli strumenti che ha l’Europa per coloro che decidono di avviarsi in questo percorso.

– Presidente, esiste spazio nella strategia Farm to Fork europea, per una zootecnia che sia sostenibile nei tre pilastri individuati (ambientale, sociale ed economico)?
“La strategia Farm to Fork è il piano decennale messo a punto dalla Commissione europea per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. Il piano non è vincolante di per sé: tuttavia i Paesi membri, nel momento in cui implementeranno norme e leggi o quando dovranno allinearsi a politiche comunitarie già esistenti (come la Politica Agricola Comune), saranno vincolati a rispettare gli obiettivi stabiliti dalla Commissione. È la prima volta che l’UE cerca di progettare una politica alimentare che proponga misure e obiettivi che coinvolgono l’intera filiera alimentare, dalla produzione al consumo, passando per la distribuzione. Sicuramente le intenzioni della Commissione europea vanno nella direzione del rispetto dell’ambiente e dell’equità, valori fondamentali per il nostro Gruppo. Infatti, oltre alla tutela del consumatore, la strategia Farm to Fork si pone l’obiettivo di fare del mercato agroalimentare europeo il primo al mondo a impatto zero e come Fileni siamo riusciti già nel 2020 a diventare carbon neutral (scope 1 e 2) attraverso la compensazione di tutte le emissioni dirette e abbiamo firmato il Climate Pledge, sostenendo l’obiettivo di azzerare le emissioni nette totali (compreso scope 3) entro il 2040, con dieci anni di anticipo rispetto all’Accordo di Parigi”.

– Quali sfide e quali opportunità ha davanti la zootecnia biologica posto che l’Europa ci chiede che un quarto dei prodotti sulle tavole degli italiani debba essere biologico (economia circolare, ad esempio con la creazione di biomasse per la produzione di energia verde, crediti di carbonio, supporto di programmi finanziari specifici non solo sulle certificazioni ma anche sul mantenimento)?
“Nel 2021, l’Unione europea ha adottato un Piano d’azione per la produzione biologica, che ha come obiettivo principale quello di destinare, entro il 2030, il 25% del terreno agricolo europeo all’agricoltura biologica. Questo non si tradurrà necessariamente nel fatto che il 25% della tavola degli italiani sarà costituito da prodotti biologici, dal momento che il biologico ha una produttività inferiore rispetto all’agricoltura convenzionale e che è necessario considerare anche l’impatto di esportazioni e importazioni. Tuttavia, in tale direzione la Regione Marche costituisce già oggi un esempio sicuramente virtuoso: senza attendere il 2030, ha infatti già superato il 20% dei terreni agricoli destinati all’agricoltura biologica, rispetto al 15% a livello nazionale e al 6% a livello europeo. E, con orgoglio, posso dire che questo importante risultato è stato raggiunto anche grazie al nostro Gruppo, che con i suoi oltre 3mila ettari di terreni a produzione biologica contrattualizzati o coltivati direttamente nelle Marche ha giocato un ruolo fondamentale in questa evoluzione. Estendendo il discorso all’Italia, Fileni può contare oggi su oltre 10mila ettari contrattualizzati sin dalla semina per essere destinati all’agricoltura biologica, che, dato il nostro fabbisogno per mangimi bio, potrebbero diventare facilmente oltre 20mila ettari. Credo, quindi, che il Piano d’azione adottato dall’UE per la produzione biologica vada nella giusta direzione, ma come Fileni stiamo anche andando oltre, con l’obiettivo di puntare ad una costante attenzione nei confronti del territorio: basti pensare che negli ultimi anni abbiamo investito nell’utilizzo delle biomasse, nella sperimentazione di metodi che rendono i terreni più fertili e che non prevedono l’utilizzo di sostanze chimiche, oltre che nella neutralità carbonica per quanto riguarda il nostro perimetro diretto”.

– Quali best practice dei grandi produttori europei, come la Germania, che è il primo mercato per il biologico in Europa, possono essere mutuate in Italia, ammesso che esista una qualità superiore a quella del made in Italy, soprattutto per il biologico e le fasce premium in generale?
“Più che di best practice, guardiamo ai principali Paesi del Nord Europa, come Germania, Austria e Svizzera, come esempi virtuosi perché costituiscono aree in cui c’è una maggiore cultura del biologico, un’attenzione più alta sul tema e, credo, anche una superiore disponibilità di investimenti. Spero quindi che anche il nostro Paese possa andare in questa direzione, alla luce di esempi virtuosi, tra i quali sicuramente c’è anche il nostro”.

– Come commenta la presa di posizione di FederBio sul caso Fileni?
“Sicuramente nelle ultime settimane abbiamo notato una forte attenzione e un deciso sostegno soprattutto da parte delle persone che ci conoscono e delle realtà che sanno come lavoriamo. FederBio, nel suo ruolo istituzionale di associazione di settore, legittimamente ha posto in luce una serie di temi che devono essere oggetto di confronto e di approfondimento“.

Crede che la politica italiana di dividere il settore zootecnico da quello della produzione agricola si stia dimostrando oggi più che mai in qualche modo fallimentare?
“Credo che sia importante parlare di filiera e che, come dimostra il biologico, la produzione agricola e quella zootecnica dovrebbero essere considerate un’unica filiera. Come Fileni, da oltre dieci anni lavoriamo come azienda zootecnica, ma con una fortissima propensione all’agricoltura biologica. Il suolo e la terra generano benefici per gli allevamenti e l’agricoltura è funzionale alla zootecnia così come la zootecnia è funzionale all’agricoltura. Dal momento che abbiamo vissuto in prima persona i limiti provocati dalla divisione tra i due settori, abbiamo scelto di unirli, considerandoli un’unica filiera, ponendoci quindi all’avanguardia nel settore”.

Mariangela Latella
maralate@gmail.com

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