Il 2022 inizia con il segno negativo per il settore biologico nella maggior parte dei mercati europei. La corsa dei discount e l’importanza crescente che sta registrando la leva prezzo per il consumatore, sia pure quello fidelizzato al canale bio, che esce impoverito da due anni di pandemia e che di fronte all’incertezza economica e geopolitica attua strategie familiari di cautela (riduce la spesa), sono alcuni dei fattori che incidono sul calo di performance del settore organic nei principali Paesi Europei.
Secondo lo studio ‘Il mondo dell’agricoltura biologica’ pubblicato da FIBL uno dei principali istituti di ricerca in agricoltura biologica al mondo, nel 2020, le superfici bio in Europa avevano superato i 17 milioni di ettari, con la Francia al primo posto con 2,5 milioni di ettari, seguita dalla Spagna (2,4 milioni di ettari) e dall’Italia (2,1 milioni di ettari). Il settore è in crescita rispetto al 2019 del 3,9% e ben 15 Stati membri superano il 10% della superficie coltivata con metodo biologico. Il Paese europeo più bio in assoluto (in proporzione alla SAU disponibile) è il Liechtenstein con il 41,6% delle superfici; segue l’Austria con il 26,5% delle superfici; l’Estonia con il 22,4%, la Svezia con il 20,4% e la Svizzera con il 17%.
Ha dichiarato Helga Willer, ricercatrice FIBL, durante un incontro organizzato ieri a Biofach 2022 (vedi news): “In dieci anni dal 2010 al 2020, classifica vendita del bio nella grande distribuzione è aumentata del 180%, quasi triplicata, mentre la crescita delle superfici è stata più lenta (+80%). Le vendite di bio generano un fatturato in Europa di 52 miliardi di euro, di cui solo la Germania, che è il principale mercato europeo per il bio, ne genera 15 miliardi”.
La Svizzera guida la maggiore spesa procapite in prodotti biologico (418 euro all’anno), seguita subito dopo dalla Danimarca (dove il 13% del mercato alimentare è bio) seguita dall’Austria e dal Lussemburgo (dove la quota del bio sul totale è di poco superiore al 10%).
In crescita le esportazioni di prodotti bio tra il 2018 e il 2020 che passano da 2,7 miliardi a 2,8 di metric tons. Tra i prodotti più importati la frutta e in particolare quella tropicale è al primo posto con 750mila metri ton; seguono gli ortaggi, gli oli animali e i grassi con 349mila metri ton. La verdura processata è l’ultima delle top ten con 61mila metri ton.
Ecuador e Repubblica Dominicana sono i principali esportatori verso l’UE, seguiti da Cina, Ucraina, Perù e India.
Mariangela Latella
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