E’ stata una buona edizione, ha segnato il punto di ripartenza dopo anni di incertezze e confusione.
Il Sana ha fatto la scelta di puntare sul business delle aziende, è rinato attorno a questa idea, che è tutt’altro che sbagliata. Di più: ha puntato sulla qualità. E ha ricevuto attestazioni di fiducia. Qualcuno, che aveva già pensato di porre una pietra sopra alla storica rassegna del biologico italiano, si è ricreduto: si è rivisto a Bologna e domenica scorsa ha lasciato la fiera ripromettendosi di tornare.
Ora, le aziende hanno messo a fuoco il problema che costituisce la barriera alla crescita del biologico in Italia. Lo hanno dichiarato anche a noi di GreenPlanet, che al Sana ci siamo presentati con immagine e contenuti rinnovati. Se il mercato in Italia non raggiunge il 2 per cento dei consumi totali mentre altrove gode di quote ben più consistenti, la ragione è principalmente questa: mancano formazione e cultura. Formazione degli addetti alle vendite, cultura che raggiunga il consumatore. Ecco la sfida per tutti. Anche per noi: anzi, questa è la nostra mission. Ma anche per lo stesso Sana.
Bene il business, indispensabile la scelta della qualità selezionando aziende e prodotti, ma serve di più. Occorre pensare a qualcosa che, parallelamente al business, faccia crescere la conoscenza del biologico. Gli organizzatori del SANA hanno un anno per pensare quale contributo la fiera bolognese possa dare in questa direzione. Non si tratta di cambiare la formula corretta di quest’anno, si tratta semmai di aggiungere qualcosa di parallelo, magari qualcosa di giocoso, di divertente ma che rappresenta un segnale forte per l’opinione pubblica italiana, i punti vendita, le scuole, le famiglie, il consumatore.
Antonio Felice
Guarda il video con le immagini di Sana 2011 e commento a conclusione della manifestazione