È Colfiorito il leader nei cereali e i legumi bio

Michele Santilocchi

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Mentre il mercato italiano dei legumi secchi e dei cereali Bio registra una netta flessione tra il 2020 e il 2021, perdendo 4 punti percentuali e assestandosi a 135 milioni di euro, Colfiorito, azienda umbra specializzata in queste produzioni che si colloca su un segmento di prezzi cosiddetto, upper main stream, registra una crescita addirittura superiore al periodo pre-Covid. Una crescita che sta cavalcando con novità inedite nel settore ossia i cereali integrali (venduti tal quali) e il lancio, il prossimo inverno, di una campagna pubblicitaria nelle principali televisioni nazionali per il rilancio del proprio marchio aziendale. Ce ne parla Michele Santilocchi, responsabile marketing dell’azienda, che ha chiuso l’anno a luglio, con un fatturato di circa 43 milioni, un terzo del mercato italiano.

– Com’è andata questa campagna?
“Stiamo proseguendo con un processo di espansione e di crescita che fa parte di un percorso programmato – ci spiega Santilocchi -. Tuttavia questa campagna è stata complicata a causa del clima che ha compromesso in parte i volumi e, più di recente, per l’aumento dei prezzi cerealicoli che mediamente si è assestato tra il 20 e il 30% in più, con picchi fino al 50% in più in alcuni Paesi. La perdita di volumi, tuttavia, ci ha toccato relativamente perché lavorando su più filiere cosiddette allargate situate su tutto il territorio nazionale, riusciamo sempre a compensare le perdite registrate in alcuni territori. Anche la recente impennata dei prezzi, specie in alcuni Paesi, ci riguarda in minima parte dal momento che, fino ad oggi, il nostro export è di circa il 5% del fatturato”.

– Come ha impattato il Covid sull’andamento del mercato di questo settore e in particolare di Colfiorito?
“Lo ha fatto letteralmente esplodere. La domanda di cereali e legumi è cresciuta tantissimo, come è noto. Al punto che, poiché ci collochiamo su un segmento di prodotto premium main stream, siamo riusciti anche a crescere del 5% rispetto a cinque anni fa, quindi in tempi in cui l’andamento di mercato era molto migliore rispetto al periodo pandemico. La nostra crescita deriva anche dal fatto che oltre ai 2mila ettari di proprietà dell’azienda, dove oltre al Bio produciamo anche convenzionale, abbiamo collegate tutta una serie di filiere allargate e quindi lavoriamo anche sui semi che ci hanno permesso di mantenere e consolidare il nostro giro di affari. In questo senso il nostro brand non ha mai avuto flessioni negative tra il 2019 e il 2020, periodo in cui, lo ricordiamo, la marca privata ha registrato una crescita del 300%”.

– La questione Kamut Bio contaminato, che ha portato alcuni brand come De Cecco a togliere la dicitura ‘Biologico’ dalle loro referenze, vi ha toccato?
“Noi lo importiamo e commercializziamo esclusivamente per la marca privata. Controlliamo ogni lotto di merce che arriva, per verificarne la conformità e in ogni caso, trattiamo quantità minime. Circa un quintale di prodotto all’anno, con tendenza alla riduzione anche per la chiusura di Auchan che era uno dei principali acquirenti. Ricordo, comunque, che la nostra azienda è identificata soprattutto con le filiere italiane e con il prodotto made in Italy di qualità”.

– Soffrite la competizione con la crescita delle importazioni dai Paesi dell’est Europa, ad esempio, o dagli USA?
“No. Noi siamo strutturati su un segmento di prezzo diverso da quello delle commodities. Di norma, non partecipiamo neanche alle aste dei discount”.

– Temete che l’obiettivo di crescita delle produzioni Bio voluta dal Green Deal europeo, possa ridurre il differenziale di prezzo tra bio e convenzionale?
“Potrebbe accadere per i cereali Bio. Più difficile per i legumi secchi Bio che sono prodotti che hanno particolari problematiche colturali, sono colture delicate che hanno bisogno di campi non contaminati. E poi, il consumatore si è abituato a pagare il Bio un po’ di più rispetto al prodotto convenzionale anche se, le promozioni e la politica al ribasso sui prezzi della GDO anche nel settore Bio, lo stanno indirizzato verso aspettative sbagliate”.

– Progetti di Colfiorito per il futuro?
“La novità di questa campagna sono i cereali integrali venduti tal quali. Un prodotto inedito sul mercato. Pensi alle vaschette di farro o orzo sfusi ai supermercati. Quest’anno abbiamo lanciato cinque referenze che sono un frutto di una selezione attenta delle varietà: l’orzo, il grano duro, il farro e due mix con i legumi secchi, resi possibili perché non c’è una normativa specifica sull’integralità dei legumi. Tutte le referenze sono prodotte con materia prima 100% italiana”.

– Pensate di espandere questo tipo di produzioni visto anche che siete pionieri?
“Vediamo quale sarà la risposta del mercato. Se adesso gli integrali rappresentano meno del 5% dei nostri areali produttivi, nel quadro delle nostre filiere, se il test funziona, potremmo arrivare ad espanderli anche al 20% del totale”.

Mariangela Latella

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