Sicilia, dalle crisi del grano all’eccellenza delle aromatiche bio: la scommessa vinta della famiglia Ganci

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In contrada Tudia a Resuttano, nel cuore della Sicilia rurale, davanti al cancello d’ingresso dell’azienda c’è una formica in ferro battuto alta più di un uomo. È messa lì quasi come un portafortuna. In realtà, dopo avere parlato con i titolari dell’azienda “Ganci Dante” Aromi di Sicilia, si capisce che si trova lì per sottolineare come l’operoso insetto rappresenti la filosofia aziendale (e familiare).

La formica serve anche a ricordare che il benessere e la fortuna economica non vengono mai dal nulla e che si costruiscono giorno dopo giorno. Con il lavoro e la voglia di intraprendere percorsi non sempre facili. Esattamente come hanno fatto Dante Ganci e la moglie Angela Randisi coinvolta, quest’ultima, nel mondo delle piante aromatiche (“di cui conoscevo poco e niente” ammette) dall’entusiasmo travolgente del marito per le avventure imprenditoriali purché in campo agricolo e nel suo territorio che ama alla follia: le aree interne della Sicilia.

La scelta di imbarcarsi nella coltivazione delle erbe aromatiche è nata dalla necessità di trovare un futuro per l’azienda agricola e per la famiglia a seguito di una delle ricorrenti (e sempre più frequenti) crisi del grano duro, la coltura simbolo dell’entroterra siciliano. Era il 1999: nessuna esperienza personale nè altre aziende da cui trarre preziose informazioni. Dante cominciò in un fazzoletto di terra: mezzo ettaro in tutto dove provare e verificare le tecniche di coltivazione finora poco noto al cerealicoltore di Resuttano, centro agricolo in provincia di Caltanissetta che dista da Palermo un centinaio di chilometri.

L’inizio fu duro e a volte scoraggiante: “I primi due raccolti di origano sono andati persi: le tecniche post-raccolta e di stoccaggio erano per noi sconosciute. Abbiamo rovinato il prodotto che ha assunto un colore scuro. In queste condizioni impossibile commercializzarlo” , raccolta Angela Randisi.

A distanza di oltre vent’anni dai primi timidi tentativi di diversificazione produttiva, l’azienda presente sul mercato delle aromatiche biologiche dai primi anni 2000, oggi ha consolidato la produzione delle piante aromatiche e, forte di un mercato ampio che tocca gran parte delle aree del pianeta (“solo in Africa non arrivano i nostri prodotti”, dice con orgoglio Dante Ganci), è in Sicilia punto di riferimento per il comparto. 

Dei duecento ettari della superficie aziendale, un tempo dedicata interamente alle colture cerealicole (grano duro) e foraggere per l’allevamento di bovini della razza Limousine, una parte è stata dedicata alle aromatiche. Zootecnia e cerealicoltura sono ancora presenti in azienda, ma sono diventate residuali (per valore economico ma non per superficie) rispetto al più performante asset delle aromatiche a cui vengono dedicati 25 ettari. La maggior parte e precisamente dieci ettari sono coltivati a origano (“il punto di forza dell’azienda”), tre a timo e tre a peperoncino (due varietà: Amando e Cayenna). Si aggiungono due ettari di finocchietto selvatico, due di rosmarino, uno di alloro, uno di lavanda, mezzo ettaro di maggiorana. Il resto è dedicato a piccole colture di capperi (minuscoli e conservati sott’olio con una ricetta top secret), e poi basilico, prezzemolo che servono per i miscugli di aromi per condire la pasta (insieme all’aglio e olio di base). Poi anche qualche piccola sperimentazione. Tutta l’offerta, variegata nelle confezioni e nei preparati è certificata biologica. 

La certificazione bio europea è accompagnata anche da quella svizzera, canadese e statunitense. E poi l’immancabile “Global Gap” per potere entrare nella GDO. Indispensabili per i mercati che preferiscono le aromatiche siciliane probabilmente perché, come afferma l’imprenditore nisseno: “Certe cose le puoi fare solo in Sicilia: i nostri odori cresciuti al sole, non hanno eguali”.

Per far fronte alle necessità irrigue sono stati costruiti tre laghetti (qui i servizi del Consorzio di bonifica non arrivano).

La superficie destinata alla produzione di aromatiche è di anno in anno in crescita, lenta ma costante. Ma non basta a soddisfare le richieste che provengono prevalentemente dai clienti stranieri, importatori che hanno cominciato a conoscere l’azienda nelle più importanti fiere agroalimentari: “Ci hanno conosciuto lì, ma senza l’aiuto della Regione Sicilia non avremmo avuto la forza economica per parteciparvi”, ammette l’imprenditore.

L’export verso l’estero prevale rispetto alla destinazione interna. Nemo profeta in patria? Niente affatto. Anche in Italia il prodotto è molto apprezzato, ma l’azienda di Resuttano non vuole più rischiare: “I clienti stranieri si sono rivelati più affidabili dal punto di vista dei pagamenti”, sottolinea la moglie di Dante Ganci che segue la parte commerciale dell’azienda.

La minaccia dei dazi Usa – importante mercato di sbocco per le aromatiche firmate “Ganci Dante”- al momento non impensierisce: “Non ci sono state disdette di ordini, ma solo un loro rallentamento dovuto alla necessità di comprendere meglio lo scenario futuro”. In fin dei conti nei mercati “ricchi”, se da tempo viene preferito l’origano siciliano rispetto ad altre produzioni estere concorrenti che sono disponibili a prezzi decisamente inferiori, il motivo c’è: scelgono la qualità superiore che si esprime con aromi e profumi più intensi.

Da un mercato in espansione è derivata la necessità di trovare alcuni partner affidabili per qualità e certificazioni delle produzioni. Sono quattro e tutti siciliani. “Non vogliamo uscire fuori dal nostro territorio e ci piace l’idea di contribuire a frenare lo spopolamento delle nostre aree interne”, dicono all’unisono Angela e Dante. Nella loro azienda sono impegnati non solo i loro figli, ma anche i figli del loro territorio: venti dipendenti di cui tredici donne. Si occupano del confezionamento e della selezione del prodotto. Tutto fatto a mano con la cura e la precisione che solo una donna riesce ad assicurare.

Come le formichine, poi, Dante e Angela hanno reinvestito nel loro territorio: hanno acquistato diversi immobili in stato di abbandono ma dal fascino antico e importante testimonianza di una architettura rurale che in Sicilia ha avuto espressioni di pregio (spesso scelte come set cinematografici). Un vecchio casello ferroviario, ma anche una ampia porzione del borgo rurale di Tudia, presto diventeranno il buen ritiro per chi cerca pace, silenzio, aria pulita e cibo tipico e genuino.

Angela Sciortino

Notizie da GreenPlanet

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