Dal CCPB una nuova certificazione della biodiversità

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Nella settimana in cui la Camera ha approvato nuove disposizioni per la tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, il CCPB ha presentato Biodiversity Alliance, una nuova certificazione della biodiversità negli ecosistemi agricoli.

‘Si parla sempre più di biodiversità come una delle strade per le produzioni agricole sostenibili’, afferma Fabrizio Piva, amministratore delegato del Consorzio per la Certificazione dei prodotti biologici. ‘Rafforzare la biodiversità animale e vegetale, rafforza anche la produttività e la qualità dei prodotti agricoli’.

Come ha spiegato nel corso di un convegno Giuseppe Garcea, responsabile ambiente del CCPB, Biodiversity Alliance è pensata come ‘una certificazione in grado di misurare il livello di biodiversità raggiunto in una produzione agricola’.

Questi i vantaggi per un’azienda indicati dal CCPB: valutazione della qualità ambientale dei prodotti; identificazione di colture alternative per massimizzare il beneficio ambientale; possibilità di ridurre i costi di gestione e produzione; potenziamento dell’uso di tecnologie e soluzioni eco-compatibili; ripensamento delle pratiche agricole e pianificazione del territorio; definizione delle strategie di business in termini di progettazione del prodotto e/o processi alternativi e più sostenibili; visibilità del marchio sul prodotto, come strumento credibile di comunicazione e marketing.

Davide Pierleoni, responsabile commerciale e marketing, ha spiegato che le aziende, già certificate come biologiche, fanno della biodiversità soprattutto del suolo una delle loro caratteristiche fondamentali grazie alle rotazioni, alla diversificazione delle colture e all’introduzione di aree di interesse ecologico.

Mauro Piazzi di Timesis si è occupato di mappare le forme di vita del suolo in alcuni vigneti coltivati in biologico e in convenzionale attraverso il QBS, l’indice di Qualità Biologica del Suolo, uno strumento semplice ed efficace per ‘registrare le pratiche rispettose dell’ambiente’.

Marco Tonni di Sata Studio Agronomico, con l’intervento dal titolo ‘Dalla biodiversità alla qualità delle produzioni: gestione sostenibile e vantaggi agronomici’ ha illustrato come gli indicatori usati nella misura della biodiversità riescono ad essere utili all’azienda che li utilizza anche per comunicare al mercato e ai consumatori.

Davide Lazzari, dell’omonima Azienda Agricola, ha raccontato il percorso da produzione vinicola convenzionale che faceva ricorso alla chimica, fino al passaggio nel 2013 al metodo biologico e al progetto Biodiversity Alliance: ‘Per un’azienda familiare come la nostra, convertire la vigna al bio non ha avuto costi maggiori che rimanere al convenzionale, e i risultati sono ottimi sia in termini di qualità che di riscontro economico’.

 

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