Si è aperto ieri tra i padiglioni della Fiera di Rimini il salone dedicato ai protagonisti della filiera ortofrutticola, Macfrut 2025. Tra questi anche alcuni (non molti) operatori del bio. Abbiamo chiesto loro, come – dal loro osservatorio – è cambiato il settore del biologico negli anni e come evolverà.
Gabriele Longanesi, presidente di Natura Nuova, presente a Macfrut con le nuove referenze monodose a marchio AlmaverdeBio, parla di un evoluzione in termini di varietà e segmentazione. “Negli anni il mercato del biologico è profondamente cambiato: oggi possiamo contare su una maggiore varietà di prodotti grazie alla disponibilità di una selezione più completa di prodotti agricoli e materia prima. Anche nel biologico esistono diverse varietà di frutta che, una volta lavorate, offrono gusti e livelli di succosità differenti, dando vita a un’offerta più ampia e interessante. L’Italia come leader nella produzione biologica può mettere a disposizione una gamma tale da rispondere a esigenze molto diversificate. Questo ha portato a una segmentazione sempre più precisa: non esiste più un unico prodotto per tutti, ma prodotti pensati per fasce d’età, genere, abitudini e preferenze di consumo. Trent’anni fa non era assolutamente così. Oggi assistiamo a una nuova visione del mercato, frutto di uno sviluppo graduale e di un’offerta qualitativamente più evoluta. Siamo ancora all’inizio di questo percorso: ci sarà ancora molto da fare sul piano della qualità del terreno, del contesto ambientale, dell’alimentazione, del packaging e del contenuto stesso del prodotto”.
Ilenia Nordera, titolare di Bio Trading, parla di come il comparto abbia saputo affrontare le sfide e di quelle alle quali dovrà ancora far fronte. “Il settore dell’ortofrutta biologica, in passato, non sempre è stato pronto ad affrontare la ‘concorrenza’ di alternative salutari e sostenibili. Tuttavia, nonostante le difficoltà, la domanda e i consumi di biologico continuano a crescere. Oggi, la vera criticità è nella produzione: con la stabilizzazione del mercato, anche i prezzi si sono assestati verso il basso, aumentando la pressione sui produttori. La concorrenza si è intensificata e si avverte una maggiore difficoltà nel mantenere la redditività. A tutto questo si aggiunge l’impatto del cambiamento climatico, che mette a dura prova le coltivazioni. Guardando al futuro, sarà fondamentale affrontare questa sfida e puntare su un’innovazione più decisa del settore, per renderlo più resiliente e competitivo”.
Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio (nella foto di apertura), dal palco dell’Healthy Food Show sottolinea che “Il biologico è sostenibile perché previsto dalla normativa. Venticinque anni fa, quando è nato il progetto Almaverde Bio, siamo riusciti a sdoganare questo concetto: all’inizio era un prodotto destinato a un pubblico molto elitario, distribuito solo in canali specializzati e con prezzi elevati. Oggi invece il biologico è un alimento per tutti, disponibile, rintracciabile e rappresenta una vera scelta. Un tempo veniva consigliato solo a chi aveva allergie o problemi di salute, oggi lo si sceglie per migliorare la qualità della propria alimentazione. Certo, se bevo cinque litri di vino biologico sto male lo stesso, ma se faccio scelte corrette a tavola, il fatto che un alimento provenga da agricoltura biologica lo rende un bene sia per noi che per l’ambiente. C’è stato un periodo in cui il biologico è stato quasi visto come una medicina, come se potesse compensare tutte le scorrettezze alimentari: bastava fosse bio. Ma non è così semplice. Ora le persone leggono le etichette, fanno attenzione a quello che c’è scritto. Questo, credo, indichi la direzione in cui andrà il mercato: una crescente attenzione alle informazioni e alla qualità reale del prodotto”.
Francesco Romagnoli, marketing director di Chemifarma Spa, azienda specializzata il soluzioni farmaceutiche nel settore avicolo, parla di come il mercato in generale si sia orientato verso soluzioni alternative trainato dalla forte evoluzione del settore, voluta in primis dalle grandi catene distributive, che hanno imposto la richiesta di carni antibiotic free. “Una scelta che ha inevitabilmente influenzato l’intero comparto avicolo, non solo per le proposte certificate. Rispetto alle soluzioni esclusivamente dedicate alla produzioni di carni biologiche i nostri numeri non sono ancora significativi, ma la tendenza è in forte crescita. Stiamo lavorando per soddisfare questa domanda con soluzioni sempre più naturali. Guardando al futuro, il nostro obiettivo è quello di anticipare i trend del mercato, facendoci trovare pronti alle nuove richieste. Per questo motivo, continueremo a investire in soluzioni alternative alle farmaceutiche, puntando con decisione su approcci naturali e sostenibili”.
Parlando poi di ortofrutta, specialmente bio, e del suo ruolo all’interno dell’alta cucina, chef Salvatore Morello del Ristorante Inchiostro di Parma e socio Cheftochef emiliaromagnacuochi, spiega: “Come ristoratore, ho sempre dato un ruolo centrale alla verdura nella mia cucina, spesso partendo proprio da quella per costruire intorno il piatto, abbinando poi una proteina. Questo approccio non è cambiato nel tempo. Quello che è cambiato, invece, è lo sguardo del consumatore: oggi c’è una maggiore attenzione, una sensibilità più forte verso la sostenibilità. Credo che il compito di uno chef moderno sia proprio questo: osservare cosa sta succedendo nel mondo e chiedersi cosa può fare, nel suo quotidiano, per affrontare il futuro e contribuire a salvaguardarlo. Tra appena due anni, ad esempio, si prevede che sarà disponibile solo la metà del latte attuale, e già oggi molte aziende si stanno muovendo verso alternative. Lo stesso vale per altre materie prime. Per questo, dobbiamo trovare soluzioni e tecniche che ci permettano di continuare a lavorare con qualità, come ad esempio la fermentazione, che offre nuove possibilità sia di gusto che di conservazione”.
Chiara Brandi