La grande maggioranza delle notizie che riceviamo o che semplicemente leggiamo qui e là, anche in questi giorni, anche in questo inizio d’anno, ci fanno ritenere che una coscienza ecologica stia prendendo piede sempre più forte tra la gente.
E non solo, ma che si tratti ormai anche di fatti concreti, di piccole e meno piccole conquiste pratiche, quotidiane, di molti di noi, che differenziamo i rifiuti, siamo attenti a non disperdere energia e calore nelle nostre case, cerchiamo sempre più di mangiare e curarci con attenzione, in maniera il più possibile naturale.
Tutti temiamo una natura che con forza anche inaudita potrebbe rivoltarsi contro di noi, abbiamo la percezione che qualcosa possa capitare prima o poi, e non solo in televisione, in Paesi lontani (maremoti, uragani, inondazioni, terremoti) ma anche a due passi dalle nostre case. Percepiamo che ci possano essere anche nemici infinitamente piccoli, o subdoli come il fumo di una ciminiera, che possono provocare danni enormi alla nostra salute.
Ma anche le aziende, come i cittadini, si stanno muovendo verso una sostenibilità complessiva delle loro attività e produzioni. Chi si occupa di cultura, di ricerca, di formazione, di informazione si sta parimenti orientando sempre di più verso ambiti ‘green’.
Ma abbiamo anche un altro feeling in questo inizio d’anno. Che tutto ciò potrebbe non bastare, anzi che non basta. Se una grande e convinta politica ecologista non viene messa in atto, se le grandi macchine burocratiche degli Stati e degli organismi sovra-nazionali non vanno verso una concertazione globale, i piccoli passi di ognuno non bastano.
Se gli egoismi di chi punta al guadagno facile, alla speculazione sulla pelle di chi non sa, di chi non vede, di chi non può, non vengono messi da parte, se questi egoismi appartengono a organizzazioni eco-mafiose così come a corporation e multinazionali che di mafioso non hanno nulla ma semplicemente operano in ambiti economici che producono inquinamento e che non si curano di non produrlo (ciò che avviene oggi su scala enorme in tanti Paesi in via di sviluppo), i piccoli passi di ognuno non bastano.
Questo ottimismo sui piccoli passi e questo pessimismo sui grandi e grandissimi sistemi è un sentimento contrastante che ci fa pensare che poco è ancora conquistato alla causa di un progresso umano in armonia con l’ambiente naturale della sola Terra in cui ci è concesso di vivere. Ciò non toglie che, con i nostri piccoli passi, dobbiamo andare avanti, non ci resta altro da fare per tenere accesa la speranza di un cambiamento di sistema.
Antonio Felice
editor@greenplanet.net