Svizzera, NO al divieto di allevamenti intensivi. Bio Suisse fa appello ai consumatori

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Il 25 settembre la Svizzera è stata chiamata a votare su tre temi federali tra i quali vi era quello, molto discusso, che chiedeva una disposizione costituzionale a tutela della dignità dell’animale in ambito agricolo, compreso il divieto dell’allevamento intensivo.

I promotori di tale proposta volevano introdurre i criteri Bio Suisse del 2018 come futuro standard minimo per tutta l’agricoltura svizzera. L’iniziativa era sostenuta dal PS e dai Verdi, nonché da diverse organizzazioni per la protezione degli animali.

Alla proposta di aumentare i requisiti minimi per l’allevamento di animali a scopo agricolo e vietare l’allevamento intensivo il 62,9% della popolazione ha detto “NO”.

Secondo il direttore dell’Unione svizzera dei contadini (USC), Martin Rufer, la popolazione hanno ritenuto già garantita in modo adeguato la protezione degli animali. Sulla SRF ha quindi sottolineato quali conseguenze negative avrebbe avuto la sua accettazione, non solo per gli agricoltori, ma anche per la produzione alimentare svizzera.

Dopo il “NO”, l’organizzazione Bio Suisse ritiene che spetti ai consumatori dimostrare responsabilità. Gli agricoltori biologici in Svizzera dimostrano ogni giorno che sono possibili standard più elevati di quelli prescritti dalla legge elvetica sulla protezione degli animali, ha sottolineato Bio Suisse, e grazie a questo “I consumatori hanno quindi la possibilità di scegliere”.

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