L’economia di domani sarà decarbonizzata, perché non si potrà più generare benessere senza affrontare la crisi climatica; sarà circolare, perché si potrà assicurare sviluppo solo riducendo il consumo di materiali divenuti ormai scarsi; sarà rigenerativa, perché, per poter continuare a disporre di servizi ecosistemici indispensabili, dovrà evitare la dissipazione del capitale naturale.
Con questi presupposti Assobio, Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici, ha portato il proprio contributo agli Stati Generali della Green Economy, tenutosi presso Ecomondo – The Green Technology Expo, alla fiera di Rimini. Il tema dell’evento, giunto alla 12esima edizione, è stato dedicato quest’anno a “L’economia di domani: una green economy decarbonizzata, circolare e rigenerativa”.
Per la prima volta, l’Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici è entrata a far parte del Consiglio nazionale della Green Economy, realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, nell’ambito dell’attuazione della strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e con il patrocinio della Commissione Europea. Un contributo, quello di Assobio, per indicare la strada verso un’economia green e sostenibile, anche nel settore agricolo, in rappresentanza di una comunità imprenditoriale di oltre 130 associati, che assorbe da sola il 70% circa delle vendite bio in Italia.
Nicoletta Maffini, presidente di Assobio è intervenuta nel corso della sessione dedicata a “Le imprese e la sfida green per la competitività dell’Italia nel mondo” ricordando la necessità di evitare arretramenti e peggioramenti della qualità ecologica in agricoltura, valorizzando più efficacemente i vantaggi del biologico, ormai riconosciuti anche dal mercato, incentivando altresì la promozione di piattaforme per i produttori e per le filiere del comparto.
“Assobio è lieta di essere parte attiva del Consiglio nazionale della Green Economy, toccando temi centrali nella mission della nostra associazione – afferma Maffini – L’Italia vede costantemente crescere le superfici agricole coltivate a biologico, oggi il 18%, grazie ad agricoltori che rinunciano a pesticidi e fertilizzanti chimici a vantaggio di un’agroecologia che genera un beneficio comune per l’ambiente. Le direttive del Green Deal ribadiscono con forza l’importanza dell’agricoltura biologica ma in tema di competitività dell’Italia e del Made in Italy nel mondo in questo momento storico si registra una certa sofferenza, in particolare nel settore alimentare, legata ad un generale aumento dei costi e ad una riduzione del potere di acquisto. Questo penalizza principalmente i prodotti premium, come quelli bio e per di più, molti consumatori sono scettici o non conoscono addirittura il marchio europeo del biologico.
Sul fronte della conoscenza e della sicurezza vale la pena ricordare l’impegno di Assobio per campagne di comunicazione chiare e per una piattaforma di tracciabilità del biologico; sul fronte economico e della competitività, la nostra campagna per la riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti freschi e per il credito di imposta sui costi di certificazioni per le aziende, un onere che si riverbera sul prezzo finale dei prodotti. C’è ancora molto da fare e c’è bisogno del supporto della politica: il rischio è che chi stia producendo biologico torni indietro e questo sarebbe un danno”.
Fonte: Ufficio Stampa Assobio