Apofruit, nuovo hub bio a Scanzano Jonico

Scanzano Jonico

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È stato inaugurato a Scanzano Jonico (Matera) un hub di  lavorazione di prodotti biologici per tre diverse Regioni pronta a dare lavoro a circa 170 persone, operando su due turni giornalieri.

La nuova struttura Apofruit, finanziata con il PSR 2014/2020, corrisponde ad una nuova piattaforma di lavorazione, trasformazione, commercializzazione per intensificare l’attività – particolarmente importante per tutto il settore lucano e non solo – di valorizzazione e vendita nei mercati nazionale ed internazionali.

La scelta di produzioni biologiche e di qualità, come fragole e piccoli frutti, produzioni innovative per il territorio metapontino, potrebbe rivelarsi vincente anche in questa fase difficile per i mercati. L’ampliamento dello stabilimento di Apofruit Italia ha permesso alla cooperativa di aggregare, in un unico centro di lavorazione che si estende su un’area complessiva di 40.000 metri quadrati, le attività che in precedenza erano svolte anche in un’altra sede distaccata, ora venduta.

Ernesto Fornari, direttore generale del Gruppo Apofruit, ha illustrato nel dettaglio i termini dell’intervento di ampliamento che ha “Permesso di migliorare la logistica, aumentare la capacità frigorifera, razionalizzare la zona di scarico e rimettere in funzione una palazzina ad uso uffici. Questo stabilimento  lavora tutto l’anno diversi prodotti, sia biologici che convenzionali – fragole, pesche nettarine, albicocche, uva da tavola e agrumi – provenienti non solo dalle campagne lucane, ma anche da diverse province della Puglia e della Calabria”.

“Un grande traguardo che ci permette di fare aggregazione, ma vogliamo crescere ancora”, nel futuro di questo stabilimento c’è molto di più, e a parlare dei nuovi progetti è lo stesso presidente di Apofruit, Mirco Zanotti.

“Vogliamo puntare, in accordo con le istituzioni locali, a realizzare un altro capannone da circa 3.000 metri quadrati, sempre all’interno della nostra area di 40.000 metri quadrati. Esso sarebbe dedicato esclusivamente alla lavorazione del convenzionale e permetterebbe una maggiore razionalizzazione dei processi produttivi con ricadute occupazionali previste nell’ordine di un +30%”.

Maria Ida Settembrino

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