Sono stati presentati giovedì 11 settembre, in un incontro indetto da Conapi e Unaapi nella sede bolognese di Legacoop Agroalimentare, i dati relativi alla moria di api che, dal Nord al Sud del Paese, hanno caratterizzato l’ultima primavera: fenomeno che si era già verificato, con effetti altrettanto gravi, nel 2008. Quello lanciato dai principali attori del comparto è un autentico grido d’allarme. Sono oltre 60, infatti, le segnalazioni di grave avvelenamento di interi apiari raccolte tra marzo e maggio 2014 dalla rete ‘Spia’ del progetto Beenet.
Come sei anni fa, anche nei mesi scorsi gli eventi si sono manifestati in coincidenza con la semina di mais e i trattamenti di fruttiferi e vite, di cereali e ornamentali, mentre si è accertato che le cause delle morie non sono di tipo veterinario. Per questo Conapi e Unaapi hanno voluto richiamare l’attenzione delle istituzioni nei confronti di alcune pratiche agronomiche scorrette e talvolta non in linea con le normative vigenti.
Cosa è successo dunque nella primavera 2014? Il clima mite invernale ha favorito le infestazioni di insetti nocivi spingendo gli agricoltori a intensificare i trattamenti anche in colture solitamente non trattate come i cereali vernini. I controlli, dopo anni di relativa tranquillità per gli apicoltori, possono non essere stati così stringenti. In più, alcuni nuovi preparati recentemente autorizzati e alcune pratiche fitosanitarie si sono rivelati pericolosamente impattanti su api e altri impollinatori.
A gravare ulteriormente sulla campagna miele, inoltre, le condizioni meteo decisamente sfavorevoli che hanno determinato pesanti ripercussioni sulle rese. In riferimento alla produzione italiana, quest’anno si prevede una flessione media del 50% per i mieli di acacia, castagno, agrumi e millefiori primaverile-estivo.
Il che si tradurrà in un aumento dei prezzi d’acquisto che si attesterà tra il 20 e il 30%. Dolenti note anche su molti mercati internazionali: al raccolto per il miele di eucalipto in Australia addirittura vicino allo zero, fanno riscontro il Sud America (-50%), la Spagna (-40%) e il -60% per l’acacia in Europa dell’Est.
I provvedimenti richiesti da Conapi, Fai e Unaapi non puntano però a tutelare solo il mercato – un comparto che vale, indotto compreso, tra i 57 e i 62 milioni di euro e nel quale operano 40 mila apicoltori e 12 mila produttori apistici – ma tutti i cittadini visto che l’ape, con la sua diffusione e la sua attività di bottinatrice, è la migliore sentinella del nostro ambiente.