Laura Rossi, coordinatrice del progetto: “ Le raccomandazioni nutrizionali devono essere sempre più accoppiate a quelle su sostenibilità ambientale. Il bio sempre più cruciale nella protezione dell’ambiente”.
Promuovere stili di vita alimentari che coniughino la sostenibilità nutrizionale e la promozione della salute con la protezione dell’ambiente e delle risorse energetiche. E’ questo l’obiettivo del progetto Horizon “PLAN’EAT, Trasformazione dei sistemi alimentari per comportamenti alimentari più sani e più sostenibili”, a cui partecipano 24 tra enti e organizzazioni di 12 Paesi europei (Italia, Belgio, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Ungheria, Irlanda, Olanda, Polonia, Svezia e Regno Unito).
Il progetto, coordinato dal Centro di ricerca Alimenti e Nutrizione del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e analisi dell’economia agraria), ha appena preso il via in occasione del workshop del 4 e 5 ottobre ospitato nella sede del CREA Alimenti e Nutrizione in via Ardeatina a Roma. Il progetto durerà quattro anni, al termine dei quali sarà prodotto un vademecum di raccomandazioni e strategie da seguire per promuovere sistemi alimentari più sani e sostenibili in termini ambientali.
“Le raccomandazioni nutrizionali devono essere sempre più accoppiate con le raccomandazioni sulla sostenibilità ambientale – dichiara a Green Planet Laura Rossi, ricercatrice del Crea Alimenti e Nutrizione e coordinatrice di PLAN’EAT – Il nostro obiettivo è promuovere scelte alimentari che siano compatibili con la protezione dell’ambiente. Questo non significa escludere alcuni gruppi di alimenti ma riportare i consumi alle raccomandazioni nutrizionali. Se facessimo tutti cosi’, il nostro sistema produttivo impatterebbe molto meno sull’ambiente. La nostra idea è avere una proposta di raccomandazioni armonizzata a livello europeo”.
– Quale la raccomandazione maggiore verso un cibo amico dell’ambiente?
“Una delle raccomandazioni emersa di più nel corso del workshop è promuovere un maggior consumo di proteine di origine vegetale, quelle per esempio contenute nei legumi, frutta secca oleosa e cereali. Mangiamo infatti troppe proteine animali e questo impatta sia sull’ambiente, sia sulla salute. L’incremento dei consumo delle proteine vegetali è uno dei pilastri del miglioramento sia della salute, sia dell’ambiente.
– Il cibo biologico, in questo contesto, che ruolo gioca?
“Non siamo ancora arrivati a parlare di questo aspetto, ma avrà un suo focus nei prossimi step del progetto. Quello che è certo è che il biologico sta rivestendo un ruolo sempre più cruciale nella protezione dell’ambiente, ed è vero che anche la produzione integrata sta via via migliorando su questo fronte”.
– Su cosa state impostando la fase iniziale del progetto?
“Da qui a un anno il nostro Centro di ricerca produrrà la mappatura dei consumi e delle abitudini alimentari nei Paesi partecipanti al progetto e dell’impatto che hanno sull’ambiente. Poi verranno messi in piedi dei living labs, azioni di territorio, interventi che permetteranno di cambiare le abitudini alimentari soprattutto dei gruppi vulnerabili, come persone di bassa fascia socio-economica, bambini e anziani. Successivamente verrà monitorata l’efficacia dei cambiamenti indotti”.
– A chi consegnerete i risultati del vostro progetto, chiedendo di sostenere le vostre raccomandazioni?
– “ Il nostro, come tutti i progetti europei, si indirizza in primo luogo alla Commissione UE ma la cosa non si deve fermare qui, perché ogni Paese partecipante interagirà con le proprie strutture nazionali per la replica di queste raccomandazioni in contesto locale”.
Cristina Latessa