A Lusia l’orto ‘biodiversity friend’

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Nel territorio di Lusia, in provincia di Rovigo, una capitale dell’orticoltura italiana, dove si coltivano oltre 50 varietà di ortaggi, cresce l’attenzione per la biodiversità, che significa prima di tutto rispetto dell’ambiente e colture sostenibili. E’ una modo di fare orto che si va affermando, coinvolgendo la sensibilità per la natura dei coltivatori e dei consumatori. OPO Veneto, organizzazione di produttori ortofrutticoli, ne è attiva sostenitrice con le sue strutture, i suoi operatori e i suoi canali di commercializzazione.

E’ indicativo che proprio a Lusia sia stata certificata la prima azienda orticola ‘biodiversity friend’ e che sia stato da poco avviato un orto didattico assolutamente innovativo per concezione e per gestione, una iniziative di Renato Maggiolo, presidente dell’Accademia delle verdure dell’Adige, che sulla biodiversità ha organizzato un convegno, molto seguito da coltivatori e da pubblici amministratori.

Vi hanno partecipato con il sindaco di Lusia Luca Prando, il presidente della Commissione agricoltura della Regione Veneto Davide Bendinelli, amministratori locali, responsabili di organizzazioni agricole, operatori del settore orticolo.

E’ stato relatore Granfranco Caoduro, presidente della WBA (World Biodiversity Association), che con Renato Maggiolo ha progettato e realizzato l’orto didattico. Ha illustrato ‘cosa è la biodiversità’, i principi ambientali e colturali sulla quale si regge, come difenderla e come ricostruirla, i valori etici, ma anche economici. Una visione che va oltre il biologico in senso stretto, per proiettarsi in una dimensione in cui è il territorio biodiverso che si prende cura della identità, della bontà e della genuinità del prodotto stesso.

Il nuovo orto didattico vuole essere la conferma che è possibile ricostruire in breve tempo esempi di biodiversità. Fa, quindi, da apripista per altre possibili iniziative. Il progetto suggestiona con lo spirito utopico che lo caratterizza, sempre necessario per imprese del genere. Due ettari a orto, circondati da 80 alberi e da 700 arbusti di 40 tipi diversi, in cui sono coltivati erbe aromatiche ed ortaggi, tra i quali si snoda un percorso olfattivo che dà l’opportunità di capire e gustare il profumo della biodiversità.

Il visitatore può raccogliere gli ortaggi maturi e portarseli a casa, dopo avere versato la cifra che ritiene equa: il prezzo lo fa il consumatore, in base a parametri che stima giusti. ‘Il nostro obiettivo – commenta Renato Maggiolo – è far passare l’idea che gli ortaggi sono cibo, fonte di vita e di salute e non merce, mercato, marketing.

Ci piace pensare i consumatori come coltivatori degli ortaggi che gustano a tavola. C’è la tendenza a trasformare gli orticoltori in fruttivendoli; a noi piacerebbe, invece, far diventare orticoltori i cittadini’.

(Fonte: Opo Veneto Newsletter – Angelo Squizzato)

 

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